Basta: quest'anno vado in pensione
In questi ultimi due anni e mezzo, tra pandemia, inflazione e guerra, è un viavai di pensieri che spaziano dal pensionamento anticipato al ripensamento di pensionati che tornano al lavoro (questo soprattutto in USA e UK) perché spaventati dal carovita. Da noi non sembra che nessuno dei due movimenti sia particolarmente spiccato; inoltre, la materia è talmente complessa che, sebbene per chi voglia tornare a lavorare seppur pensionato la cosa sia abbastanza chiara – si può fare cumulando i redditi – salvo per chi è andato in pensione con quota 100 o 102), volendo ritirarsi quest’anno servirebbe un consulente preparato per capire chi, come e quando se lo può permettere.
Cerchiamo di radunare le idee
I requisiti per andare in pensione nel 2022 sono gli stessi del 2019 poiché la pandemia ha ridotto l’aspettativa di vita media annullando gli adeguamenti attesi verso l’alto.
Gli esperti dicono che probabilmente i requisiti anagrafici e contributivi resteranno gli stessi anche per il prossimo biennio ma, conoscendo il nostro Paese e in attesa di elezioni anticipate, meglio valutare anno per anno.
Ad oggi per accedere alla pensione di vecchiaia servono 67 anni di età compiuti e 20 anni di contribuzione. Fino a qui, tutto chiaro.
Con i suddetti requisiti la pensione di vecchiaia spetta a:
- lavoratori dipendenti;
- lavoratori autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
- iscritti alla Gestione Separata;
- iscritti ai Fondi Pensione esclusivi e sostitutivi dell’AGO
Ma qui cominciano le eccezioni da Azzeccagarbugli
Chi non ha un’anzianità contributiva antecedente al 1996 (quindi che non ha lavorato e contribuito negli anni precedenti al 1996 e si trova pertanto in un regime puramente contributivo), deve anche soddisfare un altro requisito: il suo assegno pensionistico lordo non deve essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, il quale nel 2022 è pari a 468,11 euro al mese (6.085,43 euro l’anno), pertanto l’assegno pensionistico non deve essere inferiore a 702,16 euro al mese (9.128,15 euro l’anno). Perché? Perché chi si trova nel regime contributivo puro non ha accesso all’integrazione al trattamento minimo (fino al raggiungimento di un minimo vitale di 524,34 euro mensili), misura di sostegno sociale per le pensioni molto basse riconosciuta a chi rientra nel regime misto o retributivo. Quindi si ovvia a questa eccezione dando ponendo un limite minimo di reddito pensionistico.
Opzione contributiva
Chi ha diritto a un assegno inferiore o non ha raggiunto i 20 anni di contribuzione può andare in pensione di vecchiaia con l’opzione contributiva che prevede 71 anni di età anagrafica e almeno 5 anni di anzianità contributiva effettiva (non figurativa), successiva al 1996. Qualora parte della contribuzione fosse precedente al 1996, il lavoratore potrebbe decidere di computarla nella gestione separata Inps, il che gli permetterebbe di andare comunque in pensione senza aver raggiungo i 20 anni di contribuzione, ma la quota minima di questa sale, in tal caso, a 15 anni. E sempre a 71 anni compiuti.
Chi ha un’anzianità contributiva precedente il 1996 (ovvero ha lavorato e contribuito anche prima del 1996 e quindi si trova o nel regime misto o in quello totalmente retributivo) deve soddisfare i requisiti anagrafico di 67 anni compiuti e contributivo di 20 anni.
Salvo rientrare i una delle tre deroghe Amato:
- aver maturato 15 anni di contribuzione entro il 31/12/1992
- essere stato autorizzato alla contribuzione volontaria prima del 31/12/1992
- ha un’anzianità contributiva di almeno 25 anni.
O nella deroga Dini che permette di andare in pensione con 5 anziché 20 anni di contributi e un’età anagrafica di 67 anni, ma con un calcolo interamente contributivo, limitatamente ai lavoratori che:
- alla data del al 31/12/1995 abbiano un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni
- abbiano maturato almeno 5 anni di contribuzione nel regime contributivo (dopo il 1996).
Pensione di anzianità contributiva A prescindere dall’età si può ancora andare in pensione di anzianità contributiva con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per donne, disoccupati, invalidi civili, caregiver e lavoratori addetti a mansioni gravose.
Opzioni di anticipazioni valide per il 2022
- Lavori gravosi: è prevista una leggera anticipazione dell’età (5 mesi, con 66 anni e 7 mesi) di età anagrafica) per lavoratori impiegati in mansioni gravose, usuranti e notturne, purché abbiano maturato almeno 30 anni di contribuzione (anziché 20).
- Quota 102: solo fino al 31 dicembre di quest’anno vale ancora l’opzione della nuova quota 102 (quota 100 non esiste più, ma può essere ancora richiesta nel 2022 da chi ne abbia maturato i requisiti entro il 2021) che prevede la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni compiuti con 38 anni di contribuzione. Importante ricordare che le Quote 100 e 102 non permettono per alcuni anni di riprendere a lavorare dopo il pensionamento.
- Regime Donna (già Opzione Donna): valida ancora quest’anno per certo (poi sarà da vedere), consente di andare in pensione anticipata con 58 anni di età anagrafica (59 per le lavoratrici autonome) e almeno 35 anni di contribuzione. Il calcolo dell’assegno sarà però puramente contributivo anche per gli anni di lavoro precedenti al 1996.
- Lavoratori precoci: si può andare in pensione nel 2022 con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica, se almeno 12 mesi di lavoro effettivo sono stati svolti prima del 19° anno di età.
Ape Sociale: riservata a particolari categorie di lavoratori in condizioni di difficoltà come disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregiver e lavoratori addetti ad attività particolarmente rischiose o usuranti (includendo tra queste ultime alcune nuove categorie rispetto al passato, come per esempio maestri della primaria, magazzinieri e operatori sanitari). I requisiti sono aver compiuto 63 anni di età anagrafica e 30 di contribuzione (36 per i lavoratori gravosi, 32 per operai edili e ceramisti, e conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta
Come si fa domanda per la pensione?
Non esistono più i moduli cartacei e comunque non sono più validi. La domanda va fatta attraverso il servizio online dell’Inps, sul sito web dell’istituto, o attraverso il numero verde Inps 803164 (linea fissa) 06 164164 (linea mobile). Occorre disporre di uno SPID o di una Carta Nazionale dei Servizi digitale o di una Carta di Identità Elettronica per avviare la pratica online.
Ma ci si può anche rivolgere a un intermediario, per esempio un patronato, cui affidare l’intera procedura.
State pensando di poter rientrare in qualcuna delle opzioni di cui abbiamo parlato? Cercate maggiori dettagli per ognuna delle opzioni che abbiamo visto sul sito: https://www.pensionioggi.it/notizie/previdenza/ecco-i-requisiti-per-andare-in-pensione-nel-2022 o presso un Patronato vicino a voi: https://www.paginebianche.it/patronato.htm
In questi ultimi due anni e mezzo, tra pandemia, inflazione e guerra, è un viavai di pensieri che spaziano dal pensionamento anticipato al ripensamento di pensionati che tornano al lavoro (questo soprattutto in USA e UK) perché spaventati dal carovita. Da noi non sembra che nessuno dei due movimenti sia particolarmente spiccato; inoltre, la materia è talmente complessa che, sebbene per chi voglia tornare a lavorare seppur pensionato la cosa sia abbastanza chiara – si può fare cumulando i redditi – salvo per chi è andato in pensione con quota 100 o 102), volendo ritirarsi quest’anno servirebbe un consulente preparato per capire chi, come e quando se lo può permettere.
Cerchiamo di radunare le idee
I requisiti per andare in pensione nel 2022 sono gli stessi del 2019 poiché la pandemia ha ridotto l’aspettativa di vita media annullando gli adeguamenti attesi verso l’alto.
Gli esperti dicono che probabilmente i requisiti anagrafici e contributivi resteranno gli stessi anche per il prossimo biennio ma, conoscendo il nostro Paese e in attesa di elezioni anticipate, meglio valutare anno per anno.
Ad oggi per accedere alla pensione di vecchiaia servono 67 anni di età compiuti e 20 anni di contribuzione. Fino a qui, tutto chiaro.
Con i suddetti requisiti la pensione di vecchiaia spetta a:
- lavoratori dipendenti;
- lavoratori autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
- iscritti alla Gestione Separata;
- iscritti ai Fondi Pensione esclusivi e sostitutivi dell’AGO
Ma qui cominciano le eccezioni da Azzeccagarbugli
Chi non ha un’anzianità contributiva antecedente al 1996 (quindi che non ha lavorato e contribuito negli anni precedenti al 1996 e si trova pertanto in un regime puramente contributivo), deve anche soddisfare un altro requisito: il suo assegno pensionistico lordo non deve essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, il quale nel 2022 è pari a 468,11 euro al mese (6.085,43 euro l’anno), pertanto l’assegno pensionistico non deve essere inferiore a 702,16 euro al mese (9.128,15 euro l’anno). Perché? Perché chi si trova nel regime contributivo puro non ha accesso all’integrazione al trattamento minimo (fino al raggiungimento di un minimo vitale di 524,34 euro mensili), misura di sostegno sociale per le pensioni molto basse riconosciuta a chi rientra nel regime misto o retributivo. Quindi si ovvia a questa eccezione dando ponendo un limite minimo di reddito pensionistico.
Opzione contributiva
Chi ha diritto a un assegno inferiore o non ha raggiunto i 20 anni di contribuzione può andare in pensione di vecchiaia con l’opzione contributiva che prevede 71 anni di età anagrafica e almeno 5 anni di anzianità contributiva effettiva (non figurativa), successiva al 1996. Qualora parte della contribuzione fosse precedente al 1996, il lavoratore potrebbe decidere di computarla nella gestione separata Inps, il che gli permetterebbe di andare comunque in pensione senza aver raggiungo i 20 anni di contribuzione, ma la quota minima di questa sale, in tal caso, a 15 anni. E sempre a 71 anni compiuti.
Chi ha un’anzianità contributiva precedente il 1996 (ovvero ha lavorato e contribuito anche prima del 1996 e quindi si trova o nel regime misto o in quello totalmente retributivo) deve soddisfare i requisiti anagrafico di 67 anni compiuti e contributivo di 20 anni.
Salvo rientrare i una delle tre deroghe Amato:
- aver maturato 15 anni di contribuzione entro il 31/12/1992
- essere stato autorizzato alla contribuzione volontaria prima del 31/12/1992
- ha un’anzianità contributiva di almeno 25 anni.
O nella deroga Dini che permette di andare in pensione con 5 anziché 20 anni di contributi e un’età anagrafica di 67 anni, ma con un calcolo interamente contributivo, limitatamente ai lavoratori che:
- alla data del al 31/12/1995 abbiano un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni
- abbiano maturato almeno 5 anni di contribuzione nel regime contributivo (dopo il 1996).
Pensione di anzianità contributiva A prescindere dall’età si può ancora andare in pensione di anzianità contributiva con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per donne, disoccupati, invalidi civili, caregiver e lavoratori addetti a mansioni gravose.
Opzioni di anticipazioni valide per il 2022
- Lavori gravosi: è prevista una leggera anticipazione dell’età (5 mesi, con 66 anni e 7 mesi) di età anagrafica) per lavoratori impiegati in mansioni gravose, usuranti e notturne, purché abbiano maturato almeno 30 anni di contribuzione (anziché 20).
- Quota 102: solo fino al 31 dicembre di quest’anno vale ancora l’opzione della nuova quota 102 (quota 100 non esiste più, ma può essere ancora richiesta nel 2022 da chi ne abbia maturato i requisiti entro il 2021) che prevede la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni compiuti con 38 anni di contribuzione. Importante ricordare che le Quote 100 e 102 non permettono per alcuni anni di riprendere a lavorare dopo il pensionamento.
- Regime Donna (già Opzione Donna): valida ancora quest’anno per certo (poi sarà da vedere), consente di andare in pensione anticipata con 58 anni di età anagrafica (59 per le lavoratrici autonome) e almeno 35 anni di contribuzione. Il calcolo dell’assegno sarà però puramente contributivo anche per gli anni di lavoro precedenti al 1996.
- Lavoratori precoci: si può andare in pensione nel 2022 con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica, se almeno 12 mesi di lavoro effettivo sono stati svolti prima del 19° anno di età.
Ape Sociale: riservata a particolari categorie di lavoratori in condizioni di difficoltà come disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregiver e lavoratori addetti ad attività particolarmente rischiose o usuranti (includendo tra queste ultime alcune nuove categorie rispetto al passato, come per esempio maestri della primaria, magazzinieri e operatori sanitari). I requisiti sono aver compiuto 63 anni di età anagrafica e 30 di contribuzione (36 per i lavoratori gravosi, 32 per operai edili e ceramisti, e conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta
Come si fa domanda per la pensione?
Non esistono più i moduli cartacei e comunque non sono più validi. La domanda va fatta attraverso il servizio online dell’Inps, sul sito web dell’istituto, o attraverso il numero verde Inps 803164 (linea fissa) 06 164164 (linea mobile). Occorre disporre di uno SPID o di una Carta Nazionale dei Servizi digitale o di una Carta di Identità Elettronica per avviare la pratica online.
Ma ci si può anche rivolgere a un intermediario, per esempio un patronato, cui affidare l’intera procedura.
State pensando di poter rientrare in qualcuna delle opzioni di cui abbiamo parlato? Cercate maggiori dettagli per ognuna delle opzioni che abbiamo visto sul sito: https://www.pensionioggi.it/notizie/previdenza/ecco-i-requisiti-per-andare-in-pensione-nel-2022 o presso un Patronato vicino a voi: https://www.paginebianche.it/patronato.htm
In questi ultimi due anni e mezzo, tra pandemia, inflazione e guerra, è un viavai di pensieri che spaziano dal pensionamento anticipato al ripensamento di pensionati che tornano al lavoro (questo soprattutto in USA e UK) perché spaventati dal carovita. Da noi non sembra che nessuno dei due movimenti sia particolarmente spiccato; inoltre, la materia è talmente complessa che, sebbene per chi voglia tornare a lavorare seppur pensionato la cosa sia abbastanza chiara – si può fare cumulando i redditi – salvo per chi è andato in pensione con quota 100 o 102), volendo ritirarsi quest’anno servirebbe un consulente preparato per capire chi, come e quando se lo può permettere.
Quando si può andare in pensione di vecchiaia
I requisiti per andare in pensione nel 2022 sono gli stessi del 2019 poiché la pandemia ha ridotto l’aspettativa di vita media annullando gli adeguamenti attesi verso l’alto. Gli esperti dicono che probabilmente i requisiti anagrafici e contributivi resteranno gli stessi anche per il prossimo biennio ma, conoscendo il nostro Paese e in attesa di elezioni anticipate, meglio valutare anno per anno.
Ad oggi per accedere alla pensione di vecchiaia servono 67 anni di età compiuti e 20 anni di contribuzione. Fino a qui, tutto chiaro.
Con i suddetti requisiti la pensione di vecchiaia spetta a:
- lavoratori dipendenti;
- lavoratori autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
- iscritti alla Gestione Separata;
- iscritti ai Fondi Pensione esclusivi e sostitutivi dell’AGO
E qui cominciano le eccezioni da Azzeccagarbugli
Chi non ha un’anzianità contributiva antecedente al 1996 (non ha lavorato e contribuito negli anni precedenti al 1996 e si trova pertanto in un regime puramente contributivo), deve anche soddisfare un altro requisito oltre ai 67 anni d’età e 20 di contribuzione: il suo assegno pensionistico lordo non deve essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, il quale nel 2022 è pari a 468,11 euro al mese (6.085,43 euro l’anno), pertanto l’assegno pensionistico non deve essere inferiore a 702,16 euro al mese (9.128,15 euro l’anno). Perché? Perché chi si trova nel regime contributivo puro non ha accesso all’integrazione al trattamento minimo (fino al raggiungimento di un minimo vitale di 524,34 euro mensili), misura di sostegno sociale per le pensioni molto basse riconosciuta a chi rientra nel regime misto o retributivo. Quindi si ovvia a questa eccezione dando ponendo un limite minimo di reddito pensionistico.
Opzione contributiva
Chi ha diritto a un assegno inferiore o non ha raggiunto i 20 anni di contribuzione può andare in pensione di vecchiaia con l’opzione contributiva che prevede 71 anni di età anagrafica e almeno 5 anni di anzianità contributiva effettiva (non figurativa), successiva al 1996. Qualora parte della contribuzione fosse precedente al 1996, il lavoratore potrebbe decidere di computarla nella gestione separata Inps, il che gli permetterebbe di andare comunque in pensione senza aver raggiungo i 20 anni di contribuzione, ma la quota minima di questa sale, in tal caso, a 15 anni. E sempre a 71 anni compiuti.
Chi ha un’anzianità contributiva precedente il 1996 (ovvero ha lavorato e contribuito anche prima del 1996 e quindi si trova o nel regime misto o in quello totalmente retributivo) deve soddisfare i requisiti anagrafico di 67 anni compiuti e contributivo di 20 anni.
Salvo rientrare in una delle tre deroghe Amato:
- aver maturato 15 anni di contribuzione entro il 31/12/1992
- essere stato autorizzato alla contribuzione volontaria prima del 31/12/1992
- ha un’anzianità contributiva di almeno 25 anni.
O nella deroga Dini che permette di andare in pensione con 5 anziché 20 anni di contributi e un’età anagrafica di 67 anni, ma con un calcolo interamente contributivo, limitatamente ai lavoratori che:
- alla data del al 31/12/1995 abbiano un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni
- abbiano maturato almeno 5 anni di contribuzione nel regime contributivo (dopo il 1996).
Pensione di anzianità contributiva
A prescindere dall’età si può ancora andare in pensione di anzianità contributiva con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per donne, disoccupati, invalidi civili, caregiver e lavoratori addetti a mansioni gravose.
Opzioni di anticipazioni valide per il 2022
- Lavori gravosi: è prevista una leggera anticipazione dell’età (5 mesi, con 66 anni e 7 mesi di età anagrafica) per lavoratori impiegati in mansioni gravose, usuranti e notturne, purché abbiano maturato almeno 30 anni di contribuzione (anziché 20).
- Quota 102: solo fino al 31 dicembre di quest’anno vale ancora l’opzione della nuova quota 102 (quota 100 non esiste più, ma può essere ancora richiesta nel 2022 da chi ne abbia maturato i requisiti entro il 2021) che prevede la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni compiuti con 38 anni di contribuzione. Importante ricordare che le Quote 100 e 102 non permettono per alcuni anni di riprendere a lavorare dopo il pensionamento.
- Regime Donna (già Opzione Donna): valida ancora quest’anno per certo (poi sarà da vedere), consente di andare in pensione anticipata con 58 anni di età anagrafica (59 per le lavoratrici autonome) e almeno 35 anni di contribuzione. Il calcolo dell’assegno sarà però puramente contributivo anche per gli anni di lavoro precedenti al 1996.
- Lavoratori precoci: si può andare in pensione nel 2022 con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica, se almeno 12 mesi di lavoro effettivo sono stati svolti prima del 19° anno di età.
Ape Sociale: riservata a particolari categorie di lavoratori in condizioni di difficoltà come disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregiver e lavoratori addetti ad attività particolarmente rischiose o usuranti (includendo tra queste ultime alcune nuove categorie rispetto al passato, come per esempio maestri della primaria, magazzinieri e operatori sanitari). I requisiti sono aver compiuto 63 anni di età anagrafica e 30 di contribuzione (36 per i lavoratori gravosi, 32 per operai edili e ceramisti, e conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta
Come si fa domanda per la pensione?
Non esistono più i moduli cartacei e comunque non sono più validi. La domanda va fatta attraverso il servizio online dell’Inps, sul sito web dell’istituto, o attraverso il numero verde Inps 803164 (linea fissa) 06 164164 (linea mobile). Occorre disporre di uno SPID o di una Carta Nazionale dei Servizi digitale o di una Carta di Identità Elettronica per avviare la pratica online.
Ma ci si può anche rivolgere a un intermediario, per esempio un patronato, cui affidare l’intera procedura.
State pensando di poter rientrare in qualcuna delle opzioni di cui abbiamo parlato? Cercate maggiori dettagli per ognuna delle opzioni che abbiamo visto qui o presso un Patronato vicino a voi.
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