Allergia all'ambrosia
Tra le tante allergie che conosciamo e di cui molti di noi soffrono, quella all’ambrosia è associata a un potenziale di rischio molto forte proprio per i soggetti già allergici. Il motivo è legato al fatto che l’ambrosia produce pollini in quantità molto abbondante. Inoltre, in alcuni soggetti la reazione allergica all’ambrosia può scatenare attacchi d’asma andando, quindi, a inficiare la qualità della vita.
La più comune è l’ambrosia artemisifolia
Le piante appartenenti al genere Ambrosia artemisifolia sono tipi di piante infestanti che crescono soprattutto in terreni asciutti e soleggiati. Nello specifico, l’ambrosia tende a colonizzare su terreni fertili e sassosi, pavimentati o selciati. Predilige campi incolti, margini delle strade e argini di fiumi. Le foglie dell’ambrosia sono molto simili a quelle della margherita e produce fiori analoghi a quelli della lavanda non ancora sbocciata.
I sintomi più comuni dell’allergia all’ambrosia
La sintomatologia più comune legata all’allergia all’ambrosia prevede:
- occhi arrossati, pruriginosi e lacrimazione;
- naso che prude e che cola;
- starnuti e tosse secca;
- respiro difficoltoso e sibilante.
Chi soffre di allergia all’ambrosia lamenta i sintomi sopra descritti e, nei casi più seri, come già accennato, può trasformarsi in pericolosi attacchi d’asma e tosse.
Attenzione ad alcuni cibi: le precauzioni da prendere
Se poco si può fare per evitarne la presenza, molto può essere fatto, invece, per mettere in atto delle semplici norme precauzionali a cominciare dal cibo.
Perché dal cibo? Perché i soggetti allergici all’ambrosia tendono facilmente a sviluppare delle reazioni crociate con determinati tipi di alimenti. Ecco perché sarebbe preferibile, nei periodi di fioritura dell’ambrosia, e cioè da fine agosto alla prima metà di ottobre, evitare di mangiare i cibi che vi elencheremo. Il rischio è che possano potenziarsi le reazioni allergiche con un accentuarsi della sintomatologia a carico delle vie respiratorie.
Vediamo i cibi da evitare: sedano, melone, anguria, banana, carote, mela, pesca, ciliegie, cavolo cappuccio, rapa, broccolo, colza, cicoria, indivia, cicoria, radicchio, lattuga, cardo, carciofo, topinambur, finocchio, tarassaco, camomilla, castagne, arachidi, noci, nocciole, pistacchi, prezzemolo, coriandolo, dragoncello, cumino, arnica, anice, margarina, zucca, semi e olio di girasole.
Un lungo elenco, sì, ma fatto per mettervi in guardia da spiacevoli inconvenienti.
Le reazioni crociate: la sintomatologia
La reazione a catena con altri allergeni, definita appunto reazione crociata, nasce dall’interazione di alimenti a cui questi soggetti sono già allergici e i pollini dell’allergia in sé.
La sindrome allergica orale (SAO) può essere sviluppata, appunto, da chi è allergico ai pollini e colpisce mediamente il 25% dei soggetti allergici dopo che hanno mangiato frutta o verdura specifica. Va ricordato che la reazione crociata è più violenta di una “semplice” allergia e, nei casi più gravi, possono verificarsi disturbi all’apparato digerente, asma, congiuntivite, orticaria, agio edema e, in casi estremi, anche shock anafilattico.
Altre accortezze utili
Un’altra accortezza utile consiste nel chiudere i finestrini quando si è in macchina e scegliere di affidarsi ad alcuni rimedi naturali a base di manganese, rame, zinco e ribes.
Tenendo poi in considerazione il fatto che i pollini d’ambrosia sono concentrati in uno specifico periodo dell’anno, un altro strumento di prevenzione può essere rappresentato dall’informarsi con le varie amministrazioni locali su quali siano le zone in cui il fenomeno è più presente e se e quando vengono fatti i trattamenti per colpire l’infestazione della pianta.
Si consiglia, poi, di limitare le attività all’aperto in modo particolare nelle ore pomeridiane e di tenere, se possibile, le finestre chiuse dalle 10 alle 16.
Nel caso in cui si abbia un giardino è opportuno tagliare l’erba di frequente e sradicare ogni eventuale infestante.
In ultimo, si suggerisce di non stendere la biancheria all’aperto e di lavare i capelli tutte le sere per eliminare eventuali residui di polline.
Quali terapie possibili?
Oltre alle accortezze utili che vi abbiamo suggerito è possibile intervenire giocando d’anticipo, ovvero decidendo di assumere, a partire da circa un mese prima della fioritura, antistaminici ed, eventualmente, cortisonici, anche in assenza di sintomi manifesti. C’è anche la possibilità di sottoporsi a un vaccino da effettuare nel periodo primaverile.
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