60 Anni e incinta
Nel mondo occidentale e soprattutto in Italia sono avvenuti ultimamente due cambiamenti significativi. Da una parte assistiamo ad un costante incremento della vita media della popolazione e, tema ancora più importante, della durata media della vita in buona salute. Dall’altra, come dimostrano i dati Istat, in Italia le coppie rinviano l’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate.
Cause del rinvio della genitorialità
Il posticipo della genitorialità è la conseguenza dell’azione combinata di vari fattori. Innanzitutto è dovuto all’allungamento del tempo di permanenza dei giovani nella famiglia d’origine, causato soprattutto dallo spostamento sempre più in avanti della fine degli studi e dall’incertezza economica.
Influiscono poi sul ritardo della genitorialità, oltre alla diffusione di metodi anticoncezionali più sicuri, l’aumento dell’istruzione delle donne e della loro partecipazione al mercato del lavoro, difficilmente conciliabile con la famiglia, e contemporaneamente l’assenza di politiche familiari di sostegno. A differenza del passato, anche le donne oggi ricercano la stabilità lavorativa prima di decidere di sposarsi, come emerge da vari studi recenti sulla relazione tra occupazione e dinamiche familiari. In particolare uno studio di Tocchioni, Cangi, Vignoli del 2019 dimostra che il fenomeno appare ancora più marcato soprattutto per le donne, aventi un titolo di istruzione secondaria superiore, rispetto al campione totale di donne.
Ma ci sono anche motivi culturali del ritardo della maternità, quali i cambiamenti di valore concernenti la riproduzione ed, a causa della “liquidità” della società dei nostri tempi, per dirla con Bauman, le relazioni spesso sono provvisorie, essendo le coppie più interessate al benessere del momento, piuttosto che alla costruzione di un progetto a lungo termine.
Avere 60 anni ed essere incinta
Il fenomeno del rinvio della maternità sta assumendo proporzioni tali da sollevare grosse preoccupazioni per gli ulteriori abbassamenti dei tassi di natalità e per l’aumento di possibili rischi per la salute delle madri e dei figli, legati all’età avanzata della donna.
Strettamente correlato all’età è infatti il fisiologico declino biologico della fertilità femminile, in quanto dipende dalla riduzione irreversibile della quantità e della qualità degli ovociti dopo una certa età.
Il picco di fertilità nella donna si verifica tra i 20 e i 30 anni, diminuendo drasticamente dopo i 35, fino ad essere vicina allo zero negli anni che precedono la menopausa, che in genere si verifica intorno ai 50 anni. (Meczekalski B, Czyzyk A, Kunicki M, et al. Fertilità delle donne in tarda età riproduttiva J Endocrinol Invest 2016). Anche nell’uomo il processo di produzione degli spermatozoi, pur non interrompendosi con l’invecchiamento, peggiora di qualità, in seguito ad un graduale declino dei livelli ormonali. Gli studi dimostrano infatti che a partire dai 45 anni la loro capacità di fecondare un ovulo si riduce.
È vero che essere madre oltre i 40 anni può avere dei vantaggi, derivanti dalla maggiore stabilità economica, esperienza, e tempo e comprendiamo la legittima aspirazione alla maternità di tante donne, ma bisogna anche considerare che questa scelta comporta molti aspetti negativi.
Eppure la cronaca riporta, sempre più spesso, casi di donne che hanno voluto una maternità ad ogni costo ed oltre ogni limite di età ed addirittura casi di donne di 60 anni ed incinte.
Sembra assurdo, eppure rimanere incinta a questa età oggi è possibile grazie alle tecniche di fecondazione assistita, in particolare grazie all’ovodonazione, che consiste nella donazione dell’ ovulo da parte di una donna di età più giovane. Questo ovulo, una volta fecondato in laboratorio dagli spermatozoi dell’uomo, viene impiantato nell’utero della donna, che partorirà. A tutti gli effetti, per la legge italiana, questa donna risulterà la madre, anche se il corredo genetico del bambino sarà quello della donna donatrice dell’ovulo.
Conseguenze del rinvio della maternità
La notizia della donna incinta a 60 anni può far passare l’erroneo messaggio che l’età non conti e che si possa fare tutto: esercitare prima la propria professione, raggiungere i vari obbiettivi e poi, in tarda età, soddisfare il proprio desiderio di avere un figlio. Si fa spesso, purtroppo, della cattiva informazione, sia perché i media sottovalutano la questione dell’età (soprattutto se si vuole avere un figlio in modo naturale), sia perché sorvolano sulle difficoltà di portare a termine una gravidanza agée e sui rischi, che questa scelta tardiva comporta dal punto di vista biologico, psicologico e sociale.
Innanzitutto la donna incinta in tarda età potrebbe andare incontro al diabete gestazionale, al distacco di placenta, ha un rischio maggiore di emorragie post-partum, di problemi cardiocircolatori ed anche di sviluppare una gestosi, una complicanza potenzialmente pericolosa sia per la salute della mamma, che del suo bambino.
Per il piccolo poi, con il crescere dell’età della madre, aumenta il rischio di anomalie genetiche, tra cui la più nota è la sindrome di Down. Dal punto di vista psichiatrico inoltre da uno studio di Brian K Lee e di John J. McGrath (2015) emergono varie evidenze a supporto dell’ipotesi che l’avanzare dell’età dei genitori aumenti il rischio di disturbi dello spettro autistico (ASD) nella prole. Mentre l’età paterna avanzata è associata poi ad un maggior rischio di avere figli con disabilità intellettiva e schizofrenia (McGrath et al., 2014), quella materna è collegata ad un rischio maggiore che il figlio abbia problemi di natura psico-sociale, come esaurimento o depressione connessi al lavoro o allo stress.
Considerazioni e riflessioni sulla genitorialità in tarda età
A questo punto è doverosa una domanda: una donna, che ha 60 ed è incinta, è un’egoista o una coraggiosa, che non si è arresa alle difficoltà, pur di realizzare il suo desiderio di maternità?
Le reazioni suscitate da queste notizie sono diverse: c’è chi applaude ai progressi della scienza, chi considera la possibilità di diventare madri, indipendentemente dall’età, come una tappa fondamentale sul percorso della parità con l’uomo, che può essere padre anche in tarda età, chi invece ha avanzato delle critiche per una maternità “all’età da nonne”.
Innanzitutto secondo noi il tema va affrontato, partendo dal presupposto che la maternità (come la paternità) non è solo un fatto privato, nel senso che interessa chi lo fa, ma ha un’ importante ricaduta sul figlio ed ha anche risvolti sulla società e sulla generazione futura.
Di conseguenza non vogliamo inficiare la libertà individuale, quanto interrogarci su quale possa essere il futuro dei figli di genitori in età tardiva. In questo caso preferiamo parlare di genitori al plurale, perché ci sembra ingiusto e fuorviante far parte del coro di coloro, che sollevano la questione, quando si tratta di una donna, mentre hanno taciuto, quando era l’uomo 60enne ad avere un figlio.
Quando il bimbo comincia a scoprire il mondo e si arrampica dappertutto, ha bisogno di braccia robuste, che lo sorreggano, e di gambe altrettanto forti, che gli corrano dietro, mentre non è sempre possibile farlo in un’età avanzata, in cui invece incominciano gli acciacchi. Per non parlare poi delle energie fisiche e psichiche, che dovrebbero avere i genitori, per sopportare ritmi di vita spesso frenetici ed estenuanti.
Quando il figlio è adolescente, ha bisogno di essere capito e supportato, ma sarà proprio allora che il divario di mentalità si farà più pesante. L’età avanzata dei genitori può quindi diventare per il figlio causa di incomprensioni, di impossibilità di dialogo ed anche di imbarazzi.
La nascita di un figlio, posticipato o a lungo desiderato, può influenzare inoltre un comportamento troppo permissivo o troppo apprensivo nei suoi confronti. C’è anche il rischio che i genitori riversino su di lui aspettative troppo elevate oppure che, dopo aver realizzato i loro vari obbiettivi, cerchino in lui la loro ragione di vita. Un tale comportamento causerebbe non solo un rallentamento nella crescita, ma potrebbe generare anche sensi di colpa nel figlio durante il suo processo di differenziazione e di distacco dalla famiglia di origine.
Proprio nell’età in cui egli dovrà pensare a se stesso ed alle sue scelte di vita, si troverà invece nella necessità di prendersi cura dei genitori vecchi e magari anche da solo, essendo molto spesso senza fratelli con cui condividere l’onere. Ciò ovviamente comporterà grossi problemi nella realizzazione dei suoi progetti di vita.
I figli di genitori seniores, diventando, perciò, a loro volta, genitori sempre più tardi, potrebbero poi perpetuare il trend in atto, con ripercussioni molto negative anche sull’ intera società.
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