5 mosse contro l'inflazione
L’inflazione è un’azione corrosiva, un po’ come il salmastro sulle ringhiere e gli infissi delle case al mare. Solo che in questo momento è particolarmente estrema, come se ogni giorno gli sbuffi della mareggiata lambissero la struttura di casa nostra. L’1% annuo, cui eravamo da lungo tempo abituati, lo valorizzi solo nel lungo termine, a breve pare sempre poca cosa; ma con un’inflazione al 7%, beh la perdita la capisci al volo. E fa tanto più male quando, invece che essere espressa in euro, viene rappresentata in perdita di valore di acquisto.
Il bilocale che pensavi di regalare a tuo figlio dopo la laurea tra 10 anni sarà diventato un monolocale. Oppure il capitale che avevi messo da parte per garantirti un’integrazione al reddito pensionistico, necessaria per mantenere il tuo tenore di vita per i prossimi 25 anni, basterà solo per 18. Ridimensionare gli importi in euro mette ansia. Ridimensionare i sogni o le aspettative concrete, duole subito, e tanto.
Gli esperti cercano di tranquillizzarci dicendo che l’inflazione si assesterà e ce ne rallegriamo. Ma abbiamo davvero tutto il tempo che ci suggeriscono di aspettare? E se prima che la situazione sia tornata alla normalità avessimo bisogno di parte di quel capitale investito? Cosa possiamo fare fin da subito noi, piccoli risparmiatori? L’abbiamo chiesto a Eugenio De Vito, CEO e Founder di 4Timing SIM, intermediario finanziario italiano, specializzato nei servizi di consulenza su base indipendente, che ci ha regalo 5 suggerimenti utili.
Timing
“In molti dicono che in situazioni di instabilità e precarietà come queste bisogna stare fermi, cioè non uscire dalle posizioni di investimento in cui ci si trova e aspettare pazientemente che i tempi migliorino. In realtà il suggerimento dovrebbe essere piuttosto quello di curare il tempismo delle proprie iniziative. Comprare o vendere al momento giusto è parte del guadagno o della perdita.
In questo nessuno è campione, ma tantomeno l’investitore non professionista, sicuramente più soggetto a reazioni emotive rispetto al suo consulente, dettate più dalla pancia (e dalla sua avversione al rischio) che dalla testa. Comprare quando i titoli crescono e vendere quando scendono, seppur comprensibile dal punto di vista emotivo, non è il massimo come strategia di investimento. La tolleranza al rischio si misura in euro, non in grafici e curve, ed è fondamentale che il consulente sappia valutare quella del proprio cliente.
Questi sono i momenti in cui avere vicino qualcuno nel quale si ripone fiducia riduce il rischio di farsi del male da soli. Un buon consulente in situazioni di maretta può raddrizzare la posizione con piccoli tocchi al timone invece di strambare con manovre azzardate e intempestive.
Diversificazione
Poi sicuramente viene la diversificazione. E’ chiaro che in situazione di incertezza tenere il piede in più scarpe sia un modo per non esporsi troppo, ma qui occorre fare attenzione. Per lungo tempo si è detto che occorre diversificare, ma nessuno spiega come. Diversificare con asset diversi non è sufficiente, occorre che siano de-correlati, cioè che non reagiscano nella stessa direzione e nello stesso modo agli stessi input. E’ il caso dell’oro, per esempio, che non è de-correlato dall’andamento dei mercati finanziari. quindi solo molto raramente costituisce una vera strategia di diversificazione.
Liquidità
In termini parziali è raccomandata da molti consulenti indipendenti, come, per esempio, un po’ di ETF, fondi già diversificati in partenza e piuttosto accessibili. Si intende mantenere liquida temporaneamente una percentuale del proprio capitale disponibile per essere usata a fini tattici, per poter cogliere occasioni impreviste tipiche dei momenti di variabilità e di oscillazioni come questo.
Flessibilità
Uguale reattività e capacità di manovra. Un portafoglio sano è composto per obiettivi e per orizzonti temporali, quelli a breve perseguiti con asset flessibili dai quali si possa uscire rapidamente per convertirli in liquidità in caso di bisogno o di opportunità. Essere troppo vincolati al lungo termine, con un’inflazione così alta, può essere pericoloso.
Immobili
Nemmeno il mattone è più quello di una volta però esistono ancora segmenti del real estate che sono in crescita, come certo residenziale, il build-to-rent (appartamenti privaci con servizi inclusi nell’affitto o alla carta), logistica. Anche qui, meglio farsi consigliare prima di escluderli dal portafoglio, è sempre un altro modo di diversificare.”
Ma c’è un altro suggerimento che viene da chi scrive. Esiste un’altra forma di inflazione che erode il capitale: la mancanza di pianificazione. Viviamo tutti di più e sappiamo già che per il 2030, a pochi decenni da oggi, l’aspettativa media di vita arriverà a 90 anni per le donne e 85 per gli uomini, senza contare gli anni in più del previsto per chi supera gli 80 anni e si avvia verso una decisa riduzione delle occasioni di morte che può prolungare la longevità di ulteriori 3/4 anni rispetto all’aspettativa media.
Nel frattempo la riforma previdenziale sta profondamente incidendo sui redditi pensionistici.
Con il cambio di sistema di calcolo da retributivo (basato sulla media degli ultimi stipendi) a contributivo (basato su quanto realmente accumulato con la contribuzione obbligatoria,) l’assegno pensionistico sarà pari al 65% degli ultimi stipendi per i lavoratori dipendenti, 50% degli ultimi redditi da lavoro per gli autonomi.
Sottostimare l’aspettativa di vita reale e le spese che possono aggiungersi a un’età così avanzata, per garantire benessere e ridurre o curare le fragilità inevitabili dei cosiddetti grandi anziani, può costare molto in termini di tenore di vita o di capitale eroso per farvi fronte e distolto dai desiderata successori. Una specie di inflazione anche questa, di origine comportamentale e cognitiva, ma curabile con una consulenza attenta e lungimirante.
Com’è messo il vostro portafoglio? Ne avete parlato con il vostro consulente?
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