La forma a carota
Care le mie Sciure,
dopo le inevitabili digressioni dedicate agli acquisti che suggerisco sempre dover essere concentrati su voi stesse, riprendiamo da dove avevamo lasciato, per accompagnarvi tutte in una nuova consapevolezza.
Abbiamo visto le forme a mela e a pera, ma non temete che non c’è un capitolo per ogni frutto presente in natura!
La prossima struttura fisica da scandagliare è quella cilindrica, a matita o se vogliamo rimanere nel vegetale: a carota.
La forma a matita o a carota
Figura non sempre e non necessariamente magra, ma quasi sempre molto verticale e quindi d’aspetto longilineo, caratterizzata dall’assenza dei punti cardine di riferimento: niente seno, niente vita, niente fianchi. O meglio: misure tra di loro talmente simili da annullare ogni sinuosità.
In questo caso sfrutteremo il movimento verticale, che è sempre una mano santa, e cercheremo di costruire i volumi là dove la natura è stata sbrigativa.
Il punto vita della “carota”
Cominciamo dal più semplice: il punto vita. Le strade sono due: creare un volume effettivo, giocando con tessuti morbidi ma croccanti che si prestino ad essere ripresi con una cintura per creare un effetto rimborsato sulla parte superiore della stessa (questo metodo funziona particolarmente bene con gli abiti chemisier, strutturati e dalla scollatura modulabile) oppure creare un’illusione ottica in corrispondenza del punto vita, giocando con accostamenti di colori contrastanti. Il classico bianco e nero fa un po’ pizzeria del lido, quindi colori complementari o accostamenti di fantasia e tinta unita funzionano meglio.
Abiti chemisier e camice di taglio maschile offrono un’ottima soluzione per il punto seno, che non deve necessariamente essere procacemente buttato nel piatto. Il gioco delle abbottonature, che mantiene il tessuto discostato dal corpo, crea quel tanto di movimento che appaga l’esigenza di avere qualcosa anche lì, senza che ci debba necessariamente essere qualcosa da mostrare o da nascondere. Come nei migliori matrimoni, anche nella moda le cose non dette sono le più efficaci.
Ci rimane il fianco, sul quale non abbiamo moltissime frecce al nostro arco. Certamente la vita bassa va evitata come le pozzanghere, un pantalone a sigaretta funziona meglio di un pantalone a palazzo, le gonne vanno bene ma non troppo corte. Se avete voglia di mostrare le gambe, esistono gli spacchi, che sono anche più filosoficamente interessanti della bancarella post adolescenziale.
Infine il giusto taglio di capelli per la “carota”
Mi allargo invadendo un campo che non mi compete, ma ho questa urgenza in petto: secondo me le strutture a carota devono avere i capelli ragionevolmente corti. Che non per forza vuol dire un taglio tipo Giuni Russo negli anni ’80, ma per mantenere una sensazione di leggerezza suggerisco di non lasciare mai che tocchino le spalle.
Sul colore non mi esprimo, siete bravissime a fare macelli senza di me…
Il vostro
Osso, Matto Osso
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