Si scrive block-notes si pronuncia vita
La vita è un insieme di attimi che ruotano intorno a persone, date, numeri, eventi e circostanze. Un insieme di giorni meravigliosi o difficilissimi caratterizzati da pensieri leggeri come nuvole nel cielo azzurro o pesanti come una demoralizzante cappa grigia che copre tutto.
Questo insieme di simbolici punti una volta e altrettanto simbolicamente uniti fra loro, vanno a comporre la linea della vita. La storia della propria esistenza. Il percorso, il viaggio.
E allora perché non fissare per sempre su carta tutta la bellezza (a volte crudele) del destino? Perché non fermare la vita su un block-notes che ne è prova dell’esistenza? È su questo gesto che vale la pena di leggere qui correre a prendere una penna e provarci.
Riflettere sull’importanza riempire di pensieri delle pagine bianche significa iniziare già a creare il più incredibile e personale Museo antologico delle idee. Le tue. Un meraviglioso testamento culturale. Una traccia del passaggio sul pianeta terra in una forma molto diversa e ancora più vera di quella rappresentata dai figli. Urca, addirittura?
Beh, sì. I figli sono il risultato dell’unione fra due persone, una magica commistione sponsorizzata dalla natura. Sono esseri viventi che sviluppano con il tempo un proprio punto di vista sulle cose, una propria opinione per altro spesso molto diversa da quella di mamma e papà.
Il valore del black-notes
I tuoi pensieri sono tuoi e basta. Sono la visione più pura sincera e reale (anche se non sempre obiettiva) delle cose o delle persone. Un diario di appunti è di gran lunga il più intimo punto di vista: il tuo. Ha, quindi, un valore infinito.
Un block-notes è molto di più. È un testamento culturale e in un certo modo spirituale molto più evoluto e puro di quello rappresentato da una lettera. Questa è un discorso che può toccare molti argomenti, anche diversi fra loro, ma ha un flusso narrativo. Un inizio, uno sviluppo, una fine. Di fatto è un monologo, magari ispirato al Teatro dell’Assurdo, ma certamente dotato di uno schema narrativo. Oltre che di un obiettivo: quello che ha spinto a prendere il foglio, la penna e scrivere.
Il block-notes no. Non è razionale. È più vero. Più umorale e più sincero. Lì dentro finiscono flash, impressioni, pensieri, scarabocchi, disegni, poesie, sogni, progetti, auto-dichiarazioni raccolte e scritte nel corso del tempo. Non c’è un flusso logico. È uno stream of consciousness Virginiano in cui abita il caso o l’umore di quel momento. Questa collezione di pensieri e idee, opere e omissioni (senza per questo montarsi la testa) è una forma fantastica per raccontarsi. Per mettersi a nudo.
E poi, prima di tutto, fare un block-notes o un diario di idee e appunti è bello. Divertente e rilassante. Come in un affresco di medioevale memoria si vedono le “giornate”. Sfogliandolo è abitato da penne di colore diverso, pennarelli colorati, matite, disegni ben riusciti o veri scarabocchi, macchie di caffè… Tutta questa verità è la vita. Rappresenta i giorni la bellezza e quindi il valore eterno di fermare il tempo.
Ma per chi? Per regalarlo, o regalarli se i block-notes sono molti. Oppure semplicemente per nasconderlo o nasconderli magari ben sigillati sotto terra e consegnarli al caso. E chissà chi e quando li scoprirà.
Gli scrittori di block-notes
Il grande scrittore di viaggio Bruce Chatwin nella sua breve vita (è morto a 49 anni) ha compilato 85 quadernetti neri che ancora oggi riempiono cinque dei quaranta scatoloni grigi ospitati nella sezione Manoscritti Moderni della Bodlein Library. Un creatore di libri intimi nel senso di personali come lui ha alimentato il mito delle Moleskine. Oggi un marchio iconico nato in una cartoleria di Rue de l’Ancienne Comedie a Parigi, il posto in cui lui si riforniva.
Ma non era solo. Altre grandi menti dell’arte, della poesia e della letteratura, gente che viveva pensando e pensava vivendo hanno fatto del bisogno di collezionare pensieri sui loro taccuini, una parte importante della vita: Pablo Picasso, Samuel Beckett, Ernest Hemingway, Henry Matisse, Andy Warhol.
E se grandi pensatori abituati a convivere con l’idea di lasciare attraverso le loro opere il segno di sé hanno sentito il bisogno di riempire con altre idee e appunti dei diari, forse vale la pena riflettere che non c’è altro modo al mondo per lasciare una traccia di sé. Per celebrare con un segno gli attimi della propria vita.
E voi, siete pronti a lasciare una traccia sul/col vostro block-notes?
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