Pensione di reversibilità o pensione ai superstiti
A chi spetta, come è stata rivalutata per il 2024 e quali altri novità ci sono
Il nostro ordinamento prevede che i parenti più stretti di un pensionato (pensione di reversibilità) o di un lavoratore (pensione indiretta) che abbia versato almeno 15 anni di contributi in tutta la vita assicurativa – oppure, in alternativa, almeno 5, di cui 3 nei cinque anni precedenti al decesso – abbiano diritto a una quota della pensione che spetta al defunto. Il primo ad averne diritto è il coniuge o partner di unione civile (anche se separato o divorziato e vedremo in quale misura) e i figli. In assenza di coniuge e figli, o in caso questi non ne abbiano diritto perché non presentano i requisiti previsti dalla legge, possono accedere al diritto anche genitori e fratelli e sorelle se risultavano a carico del defunto al momento della morte e non sono finanziariamente autosufficienti.
Ma quali sono i requisiti richiesti dalla legge per avere diritto alla pensione di reversibilità o indiretta?
Coniuge o unito civilmente
Il coniuge superstite ha diritto alla pensione di reversibilità o indiretta nella misura del 60% dell’assegno o con quota diversa nel caso di presenza di figli aventi diritto (vedi in seguito le condizioni per i figli).
La prima osservazione da fare è che il partner convivente, ma non coniugato o unito civilmente, non ha alcun diritto alla pensione di reversibilità o indiretta, mentre è importante sapere che la legge è stata modificata in favore del coniuge separato che da adesso ha diritto alla pensione di reversibilità o indiretta anche se non è titolare di un assegno di mantenimento. Il coniuge divorziato invece matura il diritto purché:
- l’iscrizione all’INPS del defunto sia precedente alla data di divorzio;
- il coniuge divorziato sia titolare di assegno divorzile e non si sia risposato
Se il coniuge divorziato si era nel frattempo risposato, non ha diritto alla pensione di reversibilità o indiretta, salvo il caso in cui il nuovo coniuge sia deceduto o i due siano divorziati con sentenza precedente alla morte del primo coniuge. Non ha diritto alla pensione di reversibilità o indiretta il coniuge divorziato che abbia goduto di assegno divorzile erogato in un’unica soluzione (una tantum). Se la pensione condivisa con figli aventi diritto a una quota, al matrimonio del genitore superstite il trattamento viene ri-liquidato in favore dei figli.
Se la persona deceduta si era in seguito al divorzio risposata, avranno diritto alla propria quota della pensione sia il coniuge divorziato sia il nuovo coniuge, con quote stabilite in base alla durata (e stabilità) dei singoli matrimoni. Se il coniuge superstite viene a mancare o si risposa, il coniuge divorziato ha diritto all’intera quota di reversibilità o pensione indiretta.
Figli
I figli hanno diritto come il coniuge a una quota della pensione di reversibilità o indiretta sono quando:
- sono minorenni (anche sopravvenuti alla morte del padre purché entro 300 giorni)
- sono maggiorenni ma studenti alle scuole medie o superiori (entro i 21 anni) all’università (entro i 26 anni ed entro i tempi regolari dei corsi universitari) e comunque a carico del genitore defunto al momento della sua morte
- maggiorenni lavoratori purché il reddito sia inferiore all’importo della pensione minima maggiorato del 30%
- figli di qualunque età riconosciuti inabili in modo permanente e totale al lavoro alla morte del genitore.
Genitori, fratelli/sorelle e nipoti
Nel caso in cui non esistessero in vita né coniuge superstite (o separato/divorziato) né figli o qualora questi non avessero maturato il diritto alla pensione di reversibilità o indiretta, questa spetta a genitori del defunto, purché abbiano almeno 65 anni, non siano titolari di pensione diretta oppure indiretta e risultassero a carico del figlio alla data del suo decesso.
In assenza di genitori o in caso questi non abbiano maturato i requisiti, subentra il diritto di fratelli e sorelle purché non sposati, inabili al lavoro, non titolari di pensione e a carico del lavoratore/pensionato deceduto. In assenza anche di questi, subentrano i nipoti purché non autosufficienti finanziariamente.
Utile sapere
La pensione di reversibilità o indiretta è un diritto ma non è automatica, quindi va richiesta su sito dell’INPS nella sezione apposita.
Il diritto matura dal mese successivo alla morte del pensionato/lavoratore e anche se la richiesta dovesse tardare rispetto a questa data verranno comunque riconosciuti gli arretrati. Dopo 10 anni però il diritto non riscosso decade.
Inoltre il diritto alla pensione di reversibilità o indiretta non ha alcun vincolo con i diritti successori pertanto persiste anche se l’erede ha rinunciato alla successione.
Quote di legge
- solo coniuge 60%;
- coniuge con un figlio 80%; coniuge con due o più gli 100%;
In assenza del coniuge:
- un figlio 70%;
- due figli 80%;
- tre o più gli 100%;
- un genitore 15%, due 30%;
- un fratello o sorella 15% (30% per in caso di due fratelli o sorelle)
Cancellazione limiti reddituali
La legge prevedeva dei limiti reddituali per la maturazione del diritto alla pensione di reversibilità o indiretta. Nel 2022 questa regola è stata dichiarata incostituzionale e ora, anche in forte ritardo, l’Inps ha deciso di rimborsare chi ha ricevuto una pensione decurtata negli ultimi 5 anni.
Non sono invece previsti conguagli per:
- chi ha avuto un reddito inferiore a 3 volte il trattamento minimo negli ultimi 5 anni (il trattamento minimo varia di anno in anno);
- chi fa parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età.
Rivalutazione 2024
Come le pensioni dirette, anche la pensione indiretta o di reversibilità è stata rivalutata nel 2024, come ogni anno, in base all’inflazione. L’aliquota piena di rivalutazione quest’anno è 5,4% ma la sua applicazione intera avviene solo per gli importi pari o inferiori a 4 volte il trattamento minimo. Sopra si applicano aliquote inferiori. Ecco un utile specchietto:
- 100% dell’aliquota sulle pensioni fino a 4 volte il minimo (2.102 euro);
- 90% sulle pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.102-2.627 euro);
- 53% sulle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo (2.627-3.152 euro);
- 47% sulle pensioni tra 6 e 8 volte il minimo (3.152-4.203 euro);
- 37% sulle pensioni tra 8 e 10 volte il minimo (4.203-5.254 euro);
- 22% sulle pensioni oltre 10 volte il minimo (sopra 5.254 euro).
In sintesi
- La pensione di reversibilità (quando il titolare pensionato è deceduto) o pensione indiretta (quando il titolare lavoratore ha versato 15 anni di contributi nella vita professionale o almeno almeno 5, di cui 3 nei cinque anni precedenti al decesso) spetta ai parenti più stretti: coniuge, anche separato, o divorziato purché titolare di assegno di mantenimento, e figli sostanzialmente a carico o non autosufficienti finanziariamente o inabili al lavoro. In assenza di questi (o se questi non ne hanno i requisiti) spetta ai genitori. In assenza dei quali a fratelli e sorelle e persino ai nipoti
- Per maturare il diritto occorre rispettare i requisiti richiesti per legge che però sono stati migliorati con l’abolizione vincolo alla titolarità di assegno di mantenimento per coniugi separati (non così per i divorziati) e l’abolizione dei limiti di reddito a partire dal 2022
- le decurtazioni sopportate negli ultimi 5 anni per limiti reddituali giudicati ultimamente incostituzionali vengono rimborsati
- Per il 2024 la pensione di reversibilità o indiretta viene rivalutata in base all’inflazione del 5,4% per assegni inferiori o pari a 4 volte il minimo. Al di sopra di questo limite si applicano decurtazioni dell’aliquota di rivalutazione
- La pensione di reversibilità o indiretta è un diritto ma va espressamente richiesta all’INPS e viene corrisposta a partire dal mese successivo alla scomparsa del dante causa. I mesi in cui il diritto fosse maturato e la pensione non fosse ancora stata richiesta vengono recuperati successivamente. Dopo 10 anni dal momento in cui si ha diritto a richiederla, in assenza di formale domanda, il diritto decade.
Foto di Mark Timberlake su Unsplash
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