Lino Guanciale e Aurora Ruffino protagonisti di Noi, in arrivo su Raiuno domenica 6 marzo
La storia è nota. Succede quando una serie di successo americana viene declinata in salsa italiana. E’ già successo, ad esempio con Tutto può succedere e accadrà ancora: di fatto capita anche il contrario, fiction o serie italiane che vengono esportate e adattate al mercato straniero, incluso quello americano. Questa è la volta di Noi, noto a tutti come This is Us, in arrivo sui nostri teleschermi domenica 6 marzo alle 21,25 su Raiuno, la produzione è di Raifiction in partnership con Cattleya.
La storia è quella della famiglia Peirò composta da un padre (Pietro, interpretato da Lino Guanciale), madre (Rebecca, interpretata da Aurora Ruffino) e i loro tre figli Claudio, Caterina e Daniele (interpretati da Dario Aita, Claudia Marsicano, Livio Kone) accomunati dal fatto di avere tutti la stessa età (due sono gemelli, il terzo è adottato, ma loro coetaneo). La famiglia viene raccontata in un lungo periodo storico che parte dagli anni 80 e giunge fino ai giorni nostri. Il focus è sui diversi momenti delle vite dei protagonisti, in un palleggio tra passato e presente dove l’elemento scatenante che dà il via all’intreccio è la decisione maturata dai tre fratelli di cambiare vita al compimento del 34° compleanno, ognuno seguendo le proprie esigenze in un percorso di crescita.
Cocooners ha rivolto alcune domande ai due protagoniti principali Lino Guanciale e Aurora Ruffino:
Noi è l’adattamento italiano del famosissimo This is Us. Non siete preoccupati da eventuali confronti?
Aurora Ruffino: Quando mi hanno proposto di fare il provino per Noi, non ci ho creduto sul momento, perché This is us è la mia serie preferita di sempre. Quando poi ho passato il provino, ero ancora più incredula. Ho avuto il panico di non essere adatta a interpretare un ruolo così importante, peraltro, per l’appunto, della mia serie preferita. Quando ho smesso di pensare alla serie americana, mi sono rilassata e me la sono goduta. Questa sarà la versione della nostra storia meravigliosa. E tutto è andato liscio.
Lino Guanciale: “Anche io ho attraversato la mia fase di panico. Del resto la vivo sempre e non solo per i “remake”. Ogni persona che faccia questo mestiere pensa sempre, come me del resto, di non essere adeguato al lavoro che dovrà svolgere e al ruolo che dovrà interpretare. Poi però ho anche pensato che tutto è oggi una ripresa da qualcos’altro. Il teatro ha vissuto per secoli di traduzioni, anche quello italiano. Inoltre abbiamo un legame molto forte da un punto di vista culturale con gli Stati Uniti, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi e questo fa sì che spesso ci rivolgiamo a quella televisione, quel cinema per ispirarci. Abbiamo lavorato tutti per cercare di consegnare al pubblico un prodotto che fosse il più onestamente possibile inclusivo per consentire a tutti di immederimarsi e riconocersi”.
Voi due avete già lavorato insieme nella fiction Non dirlo al mio capo, ma interpretavate due ruoli completamente diversi. Per lavorare a questa serie, eravate già rodati o avete costruito un nuovo feeling?
Aurora Ruffino: “Devo ammettere che la prima volta che abbiamo lavorato insieme non l’ho visto moltissimo: condividevamo poche scene in comune e anche sul set, lui era uno di quelli sempre molto presi. Lavorava tantissimo, anche a teatro, per cui faceva degli orari pazzeschi. Non dormiva la notte e arrivava sul set molto presto al mattino. Qui, indubbiamente, ho avuto proprio la possibilità di conoscerlo e abbiamo costruito molta complicità. La prima scena che abbiamo girato il primo giorno era proprio quella del matrimonio e siamo entrati subito nella parte diventando molto complici. Inoltre Lino è uno di quegli attori straordinariamente generosi. Anche quando non è in scena fa sempre di tutto per tirare fuori il meglio dai suoi colleghi.
Un’ultima domanda per Lino. Pensi di doverti far perdonare per la capigliatura e i baffoni anni 70/80 che sfoggerai nella serie?
Lino Guanciale: Aspetta che penso alla risposta e poi ti dico. (l’attore si è preso qualche minuto e poi, spiritosamente, stando alla battuta ha risposto). Penso che non sia io a dovermi fare perdonare qualcosa, ma sono proprio quegli anni lì a doversi far perdonare. Scherzi a parte, mi sono messi in discussione anche in maniera ironica perché sono certo, anzi, lo spero, che proprio quel look anni 70 sarà oggetto di dibattito tra chi lo ha vissuto e chi, invece, non lo ha visto se non sui giornali di un tempo. Magari qualche figlio ricorderà il proprio padre con quel taglio o ricorderà le foto inguardabili della patente e della carta di identità.
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