Ricchezza immobiliare e Generazioni
In arrivo una mega eredità di case per i giovani della Generazione Z. Avranno la disponibilità economica per riattarle?
Il secondo Rapporto Federproprietà-Censis, conferma che la casa resta il sogno per l’83% degli italiani e un pilastro fondamentale della sicurezza familiare. Tanto più nelle età mature (89,3% tra le persone over 65 che peraltro segnano un primato nella proprietà immobiliare), ma con una quota significativa anche tra i giovani adulti. La casa, secondo il rapporto, non è solo un luogo ma un’espressione dell’identità e della personalità, oltre che un investimento sicuro e un pezzo di ciò che lasceremo in eredità.
Secondo le statistiche sperimentali dei Conti Distributivi sulla Ricchezza delle Famiglie (DWA) della Banca d’Italia, le abitazioni rappresentano una parte importante della ricchezza, trasversalmente a tutte le fasce di reddito. Per le famiglie al di sotto della mediana, la casa rappresenta tre quarti della ricchezza complessiva; nella classe di reddito centrale si attesta quasi al 70%, mentre solo tra le famiglie più ricche il valore scende a poco più di un terzo dell’intera ricchezza, mostrando così come i principi di diversificazione del portafoglio siano appannaggio della popolazione più benestante.
Tutti quelli che oggi hanno un’età matura ricorderanno il momento dell’acquisto della prima casa. Segno di indipendenza, il passo che aggiunge alla parola “casa” la qualificazione “di proprietà” segnava l’ingresso nell’età adulta in un Paese di investitori del mattone. Le cose però nel tempo sono cambiate, a cominciare dalla rivalutazione degli immobili che da esponenziale è diventata piatta, talvolta persino negativa, specie in clima inflattivo: le proprietà immobiliari degli italiani, soprattutto quelle dei gruppi più maturi, sono spesso grandi e datate, quindi poco efficienti dal punto di vista energetico, pertanto costoso, in prospettiva, allinearle alle richieste green dell’Europa.
Ci si domanda come evolverà il mercato immobiliare residenziale in uno dei Paesi europei con il più alto tasso di immobili di proprietà, quando i tassi si saranno riabbassati e l’inflazione non darà più i numeri. A complicare gli scenari però ci si mette anche la demografia: l’invecchiamento dei Boomers (nati tra il 1946 e il 1961), il gruppo di popolazione mediamente più patrimonializzato, lascerà sul mercato, nel giro dei prossimi decenni, un’infinità di case troppo grandi verosimilmente per le esigenze di una generazione di “figli/nipoti unici” che non brillerà, a sua volta, per tasso di procreazione. Ma quello che forse è sottovalutato, e che invece tratta un articolo uscito su The Conversation, è l’effetto patrimoniale che questo lascito immobiliare avrà sulla Generazione Z, in assenza di fratelli e sorelle con i quali dividerlo.
Ispirato a una recente ricerca condotta da Geoffrey Ditta, economista dell’Universidad Nebrija di Madrid, l’articolo racconta come in Spagna i giovani della Generazione Z stiano disertando il rito dell’acquisto finanziato della prima casa. L’età media in cui si compra la prima casa nel paese iberico è 41 anni (mentre per la UE la media è 34 anni), solo 10 anni prima dell’età media in cui si riceve un’eredità. Che senso avrebbe accollarsi un mutuo, mediamente della durata di 25 anni, per l’acquisto di una casa che arriverà per diritto successorio di lì a poco? Un bene per la Generazione Z già gravata da lavori precari, redditi inadeguati e incertezze di ogni genere; come a dire che almeno la casa non sarà un problema. Meno roseo il futuro degli enti finanziari che erogano mutui e del mercato immobiliare che perderà occasioni di compravendita.
Di fatto nel solo anno tra il 2021 e il 2022, il numero di case ereditate in Spagna è cresciuto del 3,7%, mentre il mercato dei mutui tra il 2007 e il 2023 ha fatto registrare un calo del 62,54%. Il calo medio europeo dello scorso anno è stato molto più basso ma non lieve in assoluto, con il -32%, enfatizzato dall’aumento dei tassi di interesse. In Italia, secondo i dati Experian più recenti, la domanda di mutui è scesa del 54,76% rispetto al 2022 e del 78,96% rispetto al 2021, con però una crescita degli importi medi finanziati sul 2022 pari al +26,5%.
Diversa appare la situazione nel nord Europa dove i mutui sarebbero in aumento anche in virtù delle diverse culture: lì i figli escono di casa presto, al contrario di quanto succede in Italia, Spagna e Grecia dove la conquista dell’autonomia sfiora i 30 anni. Così mentre in Olanda hanno un mutuo il 61% dei proprietari di case, in Italia solo il 14%. Non stupisce, quindi, che già nel 2022, quasi il 70% degli europei fosse proprietario di una casa, ma solo un quarto avesse un mutuo.
Questo prossimo passaggio di chiavi di case grandi e un po’ attempate che con tutta probabilità si verificherà anche in Italia, riflette il patrimonio degli over 55, la fascia più densa di case d proprietà: l’80,1% di chi ha tra 55 e 64 anni possiede la prima casa e il 25,5% possiede un secondo (o terzo) immobile; per gli over 65 siamo, rispettivamente, all’80% circa e al 27,3%, percentuali più alte di tutte le altre fasce d’età.
Resta la domanda di fondo sulla capacità finanziaria dei figli/nipoti che erediteranno queste proprietà immobiliari, come già detto,spesso grandi e vetuste, di riadattarle, efficientarle ed eventualmente dividerle per rimettere sul mercato la parte abitabile in esubero rispetto alle esigenze delle famiglie che verranno, sempre più frammentarie e minimaliste.
Il sincretismo di ricchezza immobiliare e povertà quotidiana non è peregrino. Secondo un recente rapporto presentato a Bologna dalle Acli, questo trasferimento di case si ferma talvolta nella classe di donne sole over 70 con difficoltà a trovare le risorse per l’assistenza di cui hanno bisogno:”I poveri oggi a Bologna sono le donne sole over 70 – sole perché lo sono sempre state o perché vedove (il 46% dei casi) – che mettono in vendita la nuda proprietà delle proprie case per pagarsi la badante”. Il report “Nuove povertà e problema alloggiativo: dati e soluzioni stigmatizza così il fenomeno della scarsa resilienza finanziaria di genere che con la maggiore longevità e la solitudine diventa un problema quotidiano. Vendere la proprietà della casa riservandosi il diritto vitalizio di viverci diventa così un espediente per rendere di nuovo mobile quella parte di ricchezza mischiata con la malta.
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