Anna Netrebko è sempre libera
Inconfondibile, inimitabile, forte, coloratissima Anna Netrebko, la Lady Macbeth, sensuale e spietata protagonista dell’opera di Verdi che ha inaugurato il 7 dicembre scorso la stagione del Teatro alla Scala conquistando su Rai1 una platea televisiva vastissima e per fortuna ormai non più così inconsueta per il mondo dell’opera lirica.
La sua favola racconta che questa ragazza russa di origini cosacche a vent’anni entrò nel mondo del teatro d’opera lavando i pavimenti del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo per pagarsi gli studi di canto. E venne notata dal direttore Valery Gergiev, che nel 1994 la fa debuttare come Susanna nelle Nozze di Figaro. Da allora la sua è una carriera in crescendo che l’ha portata a calcare i palcoscenici più importanti del mondo intero.
In concomitanza con le fatiche e le glorie del Machbeth scaligero, seppur discussa dai melomani più inflessibili che sostengono che la sua vocalità cominci a sentire il segno degli anni e perda in accuratezza ciò che guadagna in maturità, il soprano ha pubblicato dopo cinque il suo nuovo disco da solista per Deutsche Grammophon inciso proprio al Teatro alla Scala con l’Orchestra milanese guidata dal suo direttore musicale Riccardo Chailly.
Un concept album intitolato Amata dalle tenebre, un autoritratto in musica nel quale accanto ai compositori che Anna Netrebko sente più affini e sono pietre miliari della sua carriera d’artista (Čajkovskij, Cilea, Puccini, Richard Strauss, Verdi, Wagner…) ci sono le donne, i ruoli femminili che lei ama nei quali si riconosce. Aida con «Ritorna vincitor!… Numi, pietà del mio soffrir!», Lisa con l’Aria della Dama di Picche, Isotta con il meraviglioso Liebestod dal Tristan und Isolde wagneriano, e inaspettatamente Didone con la struggente incursione barocca di “When I am laid in earth” dal Dido and Aeneas di Purcell.
Attentissima all’immagine e audace nel cercare una dimensione di performance totale (come la sua danza del Macbeth ha dimostrato) la Netrebko ha scelto di affiancare all’album un film musicale Anna – Stage of Emotions diretto dalla regista Elena Petitti di Roreto e girato a Milano durante l’incisione del disco.
Anna on stage e Anna backstage. C’è l’artista e c’è la donna che si racconta poco sui giornali e molto sui social. Soprano di straordinaria presenza scenica, grande voce che ancora, a 50 anni, non cede il suo primato sul palcoscenico quando indossa i costumi che fanno di lei Tosca o Violetta o gli abiti da gran sera e da primadonna firmati dagli stilisti che ama – anzi adora – che siano russi, come lei, o italiani.
E, nella vita, shopaholic e fashion addicted diventata su Instagram icona di uno stile che è solo suo, eccessivo, pop-teatrale, sia che passeggi per le strada di Vienna, dove ha la residenza, sia che si immortali nei tanti selfie a Mosca e San Pietroburgo, o nei tanti viaggi musicali intorno al mondo. Con un debole per l’Italia. Si diverte moltissimo e si vede.
Dimenticate le dive algide e distanti, il “nero Callas” (senza strass o trasparenze). Sarà perché l’opera è passione ed emozione o sarà la sua anima di “matrioska” caucasica, di cui è orgogliosa, ma Anna Netrebko ama i colori. Tutti. L’importante è che il rosso sia acceso, il rosa sia fucsia, il giallo fluo, il verde bandiera, il blu elettrico… E adora gli accessori, borse, scarpe. E gioielli, Chopard su tutti.
La “liberazione” fashionista di Anna Netrebko è avvenuta con il matrimonio nel 2015 con Yusif Eyvazov, il tenore azero con cui condivide ormai non solo il palcoscenico ma il gusto per lo shopping, i loghi, i colori, l’eccesso. E così si mostra a tutti nella sua vita di ogni giorno.
Forte, colorata e sorridente. Sempre accanto a lui, alla sua numerosa famiglia allargata made in Russia fatta di parenti e amici e soprattutto al figlio Thiago, oggi tredicenne, avuto dal basso-baritono Erwin Schrott, del quale ha avuto il coraggio di raccontare e affrontare a viso aperto l’autismo.
Artista, diva, madre, influencer: Anna è «sempre libera».
Immagine di copertina: Brescia & Amisano Teatro alla Scala
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