Cosa fare quando si soffre di ipoacusia
Ci sono argomenti che spesso rappresentano un vero e proprio tabù come l’ipoacusia conosciuta più comunemente anche come sordità. A un certo punto nella vita, l’ipoacusia può sopraggiungere, soprattutto quando si supera una certa età, tuttavia, non sempre viene vissuta con serenità e, soprattutto, può anche succedere che una persona che inizia ad avere problemi di udito, non se ne renda conto immediatamente.
Ipoacusia, prima regola: non isolarsi. Come forse tutti ricorderanno, Aristotele nel IV secolo a.c nella sua Politica asseriva che l‘uomo è un animale sociale poiché tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Ergo, senza un gruppo sociale di riferimento, l’uomo non può sopravvivere. Ora, una tale asserzione potrà sembrare esagerata, ma è ormai abbastanza diffuso il fenomeno dell’autoisolamento in presenza di persone affette da ipoacusia. Ce lo spiega Maurizio Vismara, fondatore e partner di Otosense:” La sordità è una patologia che non si vede. Spesso l’ipoacusico non riesce a stare correttamente in conversazione con gli altri soggetti o non risponde in modo adeguato né seguendo i tempi giusti. Psicologicamente il rischio di subire un’esclusione dal contesto di gruppo è un problema diffuso che spesso da il via ad atteggiamenti di auto esclusione o comportamenti disadattavi. Qualcuno molti anni fa disse che la cecità isola dalle cose mentre la sordità isola dalle persone. Non c’è nulla di più vero”.
L’abbassamento dell’udito, tra l’altro, è un problema da non sottovalutare in caso di pericolo: non accorgersi di una situazione che potenzialmente può risultare fatale o pericolosa, può avere conseguenze molto gravi e dannose per se e per gli altri.
Ipoacusia: cosa fare e a chi rivolgersi
La prima cosa da fare quando si iniziano a perdere colpi con l’udito, è attivare un controllo approfondito, ma non tutti i centri sono uguali e propongono lo stesso tipo di soluzioni. Ad esempio, Otosense è un centro che nasce dall’esperienza pluriennale dei tre soci, Maurizio Vismara, Michele Buonocore, e Imma Ranellucci e che offre un servizio di eccellenza nel campo audiologico ad indirizzo protesico e riabilitativo e che si compone di uno staff multidisciplinare composto da audiologi, audioprotesisti, psicologi, specialisti in otorinolaringoiatria e logopedisti che operando in sinergia, affrontano la completa gestione della patologia uditiva.
L’attività di questo centro si basa sul costante aggiornamento tecnologico, sull’orientamento all’innovazione e alla ricerca attraverso la sperimentazione scientifica. Il metodo Otosense, attraverso protocolli (come il metodo Best Voice Recognition) , si pone come obiettivo, il più alto livello di soddisfazione della persona, che viene accolta in ambienti confortevoli e accompagnata a ritrovare il benessere di una vita piena e attiva. Ma allora la domanda sorge spontanea: perché rivolgersi a Otosense e non ad altri centri? Risponde Michele Buonocore: “L’approccio al paziente si articola su due livelli. Quello uditivo e quello cognitivo. La figura dell’audiologo e dell’audioprotesista sono dedicate al recupero della percezione attraverso la riabilitazione uditiva. Le figure della psicologa e della logopedista, sono utili al percorso di potenziamento delle capacità cognitive in termini di elaborazione e processamento delle informazioni. Il protocollo applicativo si differenzia dai maggiori competitor in quanto non viene fatta la classica prova dell’apparecchio acustico tanto promossa da alcuni competitor, ma vengono effettuati periodi di test con dispositivi dedicati i quali sono in grado di registrare le condizioni d’uso (indicando gli ambienti frequentati e altri dati…) che ci permettono di effettuare una scelta della protesi acustica più corretta per il singolo paziente. Inoltre – ha aggiunto Imma Ranellucci – disponiamo di una stanza insonorizzata progettata e realizzata allo scopo di poter effettuare prove audiologiche molto precise e di poter simulare gli scenari sonori reali che l’utente si trova ad affrontare quotidianamente. Rispetto alle classiche cabine silenti, utilizzate dai maggiori centri, anche multinazionali, risulta essere un ambiente molto ampio, gradevole in cui il paziente si trova a suo agio e puo’ osservare parte dei test effettuati, su schermo”.
Ipoacusia e rischio demenza
Perché, abbiamo chiesto, infine, ai tre soci, non bisogna assolutamente sottovalutare i problemi di ipoaucusia? E la sua risposta lapidaria non si è fatta attendere: “L’intervento precoce di correzione uditiva, comporterebbe una riduzione drastica dei casi di demenza e un importante ritardo dell’insorgenza dei sintomi in altrettanti potenziali casi”.
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