Il febbraio in giallo firmato Donato Carrisi, Liza Marklund e Antonio Manzini
Un tris di bestseller in chiave noir pronti a scaldare l’inverno
Febbraio in giallo, perché no? Sono sempre più i lettori appassionati di un genere che si è ritagliato un posto d’onore nella letteratura per brillare in compagnia di tutte le sue declinazioni. Sì, perché al netto di quelle sfumature che gli hanno permesso di esprimersi in diverse direzioni, il romanzo giallo e il suo parente più stretto, il thriller, costituiscono un punto fermo del panorama letterario e beneficiano di un pubblico sempre più ampio. Per assecondare i brividi, e non solo quelli causati dalla stagione più fredda, noi di Cocooners abbiamo selezionato tre novità capaci di tenere alta la tensione grazie alle loro trame frenetiche, ricche di colpi di scena e, cosa fondamentale, assolutamente mozzafiato!
Donato Carrisi, L’educazione delle farfalle (Longanesi)
Nessuno più di lui è riuscito a interpretare gli stilemi del thriller internazionale immergendoli nel contesto italiano. Donato Carrisi, fin dal suo esordio con “Il Suggeritore” (2006), ha saputo scandagliare con maestria gli anfratti più oscuri dell’animo umano in romanzi dalla forte componente introspettiva e in cui la psiche dei personaggi è sempre stata in primo piano. Esattamente come nel suo nuovo libro, “L’educazione delle farfalle”, che mette al centro del racconto un personaggio femminile estremamente sfaccettato e in evoluzione, il cui dramma- di donna, di madre, di essere umano- costringe il lettore a fare i conti con pochi punti fermi. Che sono, ovviamente, destinati a essere travolti. Serena è una giovane broker in carriera, talmente concentrata sulla sua vita organizzata in maniera maniacale che nemmeno la scoperta di una gravidanza indesiderata riuscirà a modificarne le priorità. Anzi, anche la stessa figlia Aurora finirà nelle maglie di quell’ingranaggio perfetto dove tutto è orchestrato per il raggiungimento del meglio. Questo fino a quando la piccola sparirà, apparentemente divorata dalle fiamme di un incendio che ha distrutto il cottage svizzero nel quale ha appena trascorso la settimana bianca con altre coetanee che, però, sono uscite illese dal fuoco. Sarà solo dopo una personalissima discesa agli inferi che Serena si riapproprierà del suo silente istinto di madre, indagando sulle ultime ore della figlia in una ricerca ricca di ostacoli tra personaggi senza scrupoli, latenti sensi di colpa e una verità che sembra sempre inafferrabile. Donato Carrisi modella la vicenda del romanzo come se fosse un copione cinematografico, flirtando con un torbido in cui nulla è come sembra e il male è sempre in agguato. E i bruchi sono destinati a non diventare mai farfalle. Forse.
Liza Marklund, Perfette sconosciute (Marsilio)
All’irresistibile successo del giallo scandinavo ha contribuito, nel tempo, anche la penna affilata di Liza Marklund che, dopo aver creato il personaggio di Annika Bengzton, l’irriducibile repoter protagonista di un fortunato ciclo di romanzi, torna in libreria con un page turner dalle inedite sfumature letterarie. In “Perfette sconosciute” c’è, infatti, un club di lettura, chiamato non a caso Circolo Polare, e ci sono cinque adolescenti che crescono insieme a quei libri di cui, in ogni appuntamento, discutono tra di loro. C’è poi il microcosmo nel quale crescono, ognuna con il suo bagaglio di illusioni destinato a scontrarsi miseramente con la complessità dell’esistenza e con il gelo che, dalla terra nella quale vivono, entra nei loro cuori fino a farli deflagrare. Sarà la scomparsa di una di loro, Sofia, a scoperchiare un vaso di Pandora doloroso e ricco di segreti con i quali, quasi quarant’anni dopo, le ragazze ormai donne si troveranno a doversi confrontare. La trama avvincente e la dimensione temporale che si spezza regalando ulteriore movimento alla narrazione sono il dettaglio in più di un romanzo complesso e doloroso che non dimentica di esplorare le vie più segrete dell’amicizia femminile.
Antonio Manzini, Tutti i particolari in cronaca (Mondadori)
Carlo Capai è un uomo metodico che trascorre le sue giornate in maniera rigorosa e sempre uguale: la corsa all’alba, il lavoro nell’archivio del tribunale, la cena frugale alla sera e poi qualche ora sonno, ma solo dopo aver consultato le carte custodite nel suo studio in cui nessuno può entrare. Solitario, ordinario. Ferito. Carlo Capai nasconde, infatti, un segreto fatto di silenzi che gli urlano nelle orecchie e che rendono la sua tranquilla indifferenza una potenziale polveriera di emozioni. E di giustizia. Quella che, dalle aule del tribunale, rimane inascoltata e non riesce a trovare una via di uscita.
Walter Andretti, al contrario, è infastidito dall’essere stato costretto ad occuparsi delle pagine di cronaca nera del giornale per il quale prima seguiva lo sport: troppo pressanti le richieste del suo capo, troppo sconosciuti i meccanismi che si celano dietro quei casi di omicidi su cui deve forzatamente indagare. Ma dopo i primi passi falsi e qualche goffaggine, il giornalista comincia a intuire le stranezze che si celano dietro tutto quel sangue sparso, in apparenza, senza motivo. Due voci differenti e agli antipodi tra di loro, due personaggi che si inseriscono alla perfezione nel catalogo di umanità che Antonio Manzini maneggia con sapienza e che qui, in “Tutti i particolari in cronaca”, dirige tirando le fila di un labirinto di dolore e di speranza, dove l’equilibrio tra legge e giustizia è una chimera che unisce vicende accomunate da un unico filo rosso. Come il sangue, ovviamente. E sono proprio gli uomini, piegati e piagati dalla vita, delusi e insoddisfatti, soli, soprattutto, al centro di una narrazione coinvolgente in cui i registri narrativi, al pari dello sviluppo temporale, si alternano e si intrecciano tra di loro.
E voi, di che giallo siete?
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