I Natali del passato rimangono nel cuore
Natale? Quando arriva arriva…
Così recitava una pubblicità di qualche anno addietro. Per molti, l’arrivo del periodo delle Feste Natalizie, è vissuto con tristezza, direi quasi terrore.
Natale con i tuoi
Per me no invece perché ci metto sempre il ricordo dei miei Natali dell’infanzia.
Quando ero piccola, la Vigilia di Natale, era tradizione ritrovarsi a casa della mia famosa Nonna Ines, con i fratelli di mia mamma, e i cuginetti.
Lo zio Antonio, marito della zia Eloisa sorella di mamma, portava delle prelibatezze gastronomiche, molto pregiate come aragosta e salmone affumicato che, sulle tavole degli anni Sessanta, non erano così usuali, almeno nelle famiglie della media borghesia. Indossava un grande
cappello da cuoco, il grembiule bianco, si chiudeva in cucina e non voleva che entrasse nessuno durante i preparativi. La Nonna, invece, preparava i suoi mitici ravioli, enormi, belli stagni perché nella pasta, rigorosamente tirata a mano, ci andavano sei uova per un chilo di farina.
Il ripieno era composto da carne di manzo, il taglio chiamato cappello di prete, vitello taglio codino, salame Negronetto, il tutto tritato a coltello, uova, Parmigiano Reggiano grattugiato, aglio, sale, pepe in grani, e prezzemolo.
Il brodo, dove aveva fatto cuocere manzo e vitello, era la degno dei ravioli.
Prima si portavano a tavola gli antipasti composti da salumi vari, tartine alla gelatina, fagottini di pasta sfoglia, sottaceti e sottoli, in testa i funghi porcini del Peck, formaggi misti, insalata russa, e pâté.
Prima del panettone e spumante si dava il via alla distribuzione dei regali. E ce n’era davvero uno per tutti i componenti di ogni famiglia. Per darvi un’idea, eravamo cinque famiglie, più la nonna, e tra tutti superavamo abbondantemente la ventina di partecipanti. La sala si trasformava nel magazzino che contiene tante casse, alcune nere, alcune gialle, e alcune rosse.
I ricordi di Natale più belli
Era davvero una festa scartare tutto, la baraonda di carte e nastri, l’emozione di scoprire cosa ci fosse nei pacchi. L’immancabile frase “Uh che bello ne avevo proprio bisogno!”. Noi bambini smaniavamo ed emettevamo gridolini senza fine. Gli adulti che tornavano un po’ bambini, la
Nonna che, a fine spacchettamento, consegnava ai capofamiglia il suo regalo personale. Un liquore fatto da lei con le scorze di limone, arancia, e alcool puro. La bottiglie erano una diversa dall’altra ma ognuna aveva la stessa etichetta adesiva con la scritta di suo pugno: Fatto a mano: buonissimo!
Uno degli ultimi Natali, io ero preadolescente e le mie due cugine poco più piccole di me, lo ricorderemo per sempre perché ricevemmo il nostro regalo più bello proprio dalla Nonna.
Vi ricordate che faceva la sarta? Ci confezionò un intero guardaroba, con tanto di vestiti da sera e anche da sposa, per le nostre Barbie. Fu una gioia immensa e ne conservo ancora qualcuno.
Altri Natali belli? quando nacque la mia Lucrezia. I primi anni in cui si aspettava l’arrivo di Babbo Natale che, ai giorni nostri ha soppiantato Gesù Bambino, con l’eccitazione e la gioia dell’attesa.
Oggi si è persa un po’ tutta questa magia delle Feste. Purtroppo viviamo tempi duri per tutto ciò che succede nel mondo, c’è tanto consumismo che fa da contraltare alle famiglie sempre più povere, i sentimenti sono cambiati, le persone sono più tristi, incattivite, e aride ma, io sono sempre ottimista e mi auguro che qualcosa possa cambiare in meglio nel futuro.
Buone Feste a tutti i lettori di Cocooners
La vostra Francesca
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