Yoga ovvero l'abisso di Emmanuel Carrère
C’è lo yoga. E poi c’è lo yoga di Emmanuel Carrère, che da disciplina-rifugio per corpo e spirito, si trasforma in un pretesto narrativo per un’opera al nero, come avrebbe detto Marguerite Yourcenar. Il risultato è il ritratto di un uomo prostrato, il cui talento nello scrivere è pari forse solo alla capacità di trasformare la sua felicità in inferno terreno. Paradigmatico, forse, sicuramente poco didascalico, ma questa è un’altra storia.
Quello che importa è che “Yoga” (edito da Adelphi) è un bellissimo romanzo ibrido che nasce dal desiderio dell’autore di scrivere un’arguta e accattivante celebrazione di una pratica antica e salvifica come lo yoga per arrivare poi a un tutt’altro in cui depressione, terrorismo, morte e separazione festeggiano allegramente confondendo realtà e finzione. E Carrère non ne fa mistero, fin dalle prime pagine, fedele al suo credo narrativo secondo il quale la letteratura è un posto in cui non si mente. Ma questo sarà il lettore a giudicarlo.
Anche se sembra non ci siano ombre su un racconto che inizia nel cuore di un seminario di meditazione Vipassana a cui il narratore partecipa per trascorrere dieci giorni di silenzio, digiuno e riflessioni mosso dall’idea di scriverci un libro. Pace e serenità da raggiungere concentrandosi su sé stessi: esiste un’eguale sensazione di meraviglia e di appagamento? Forse sì, ma non è dato saperlo perché il seminario viene abbandonato senza esitazione nel momento in cui il protagonista apprende della morte del suo amico all’indomani del tragico attentato a Charlie Hebdo. Il ritorno a Parigi equivale a lasciare carta bianca ai demoni: lo sa bene Carrère che li ritrova tutti belli schierati in pompa magna pronti a fargli compagnia insieme al disturbo bipolare che gli viene diagnosticato e per il quale 14 sedute di elettrochoc e una batteria di farmaci gli saranno d’ aiuto. Forse.
Di yoga non si parla nelle pagine successive del romanzo: in compenso c’è il dolore silenzioso per una separazione su cui si deve soprassedere; c’è spazio per una relazione erotica intensissima e per un soggiorno a Leros insieme ad alcuni ragazzi profughi dell’Afghanistan; c’è la scomparsa inattesa del suo amato editore. E c’è l’uomo, Carrère, con le sue contraddizioni e con quel suo continuo indugiare tra verità e menzogna che attrae e rigetta, mentre indaga lo strazio, il tormento, la fragilità di ogni essere umano, di chi scrive come di chi legge.
Emmanuel Carrère
Yoga
Adelphi
Al netto di una narrazione intrecciata e non sempre agile, “Yoga” esercita sul lettore una seduzione velenosa e lo guida attraverso le pagine con un filo invisibile che, tra amore, scrittura e arte è funzionale a tracciare un percorso di rinascita attraverso quell’universo unico e spesso oscuro che è la vita.
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