Riscoprire l'orgasmo in menopausa
Care amiche e cari amici, Luca mi ha pregato di scrivere questa personalissima testimonianza sull’orgasmo femminile dopo la menopausa, utile forse più per i nostri lettori uomini, dice lui, più che per le signore.
La tomba del sesso? Anche no
Sì, perché molti di loro, sostiene mio marito, sono convinti che la menopausa delle loro compagne e spose rappresenti un po’ il capolinea del sesso. Sono tanti, mi ha spiegato, gli amici persuasi che questo, tra i tanti cicli che il corpo delle donne attraversa, rappresenti davvero la tomba di ogni piacere tra le lenzuola. Quantomeno, di ogni piacere femminile. E probabilmente anche molte lettrici, scombussolate dagli scompensi e dalle capriole emotive che questa fase porta con sé, si sono un po’ pigramente rassegnate all’idea.
Geolocalizzazione dell’eros
Ma è un’idea sbagliata, e per spiegarvelo mi tocca partire un po’ da lontano, ma è come l’ho capita io. In fondo è un po’ come quando da ragazze, alle prese per le prime volta con il sesso, cercavamo di raccapezzarci per comporre una sorta di mappa alla scoperta del nostro piacere: dove nasce, per dove passa, dove infine deflagra? Quanto a lungo ci hanno riempito la testa con questo benedetto punto G? Quanti disegni e trattati ci hanno messo sotto gli occhi per indicarci l’epicentro esatto dell’eros, l’Eldorado da geolocalizzare, là dove avremmo dovuto godere davvero, archiviando tutte le altre voluttuose località come ordinari succedanei dell’Orgasmo cubitale. Per poi scoprire, con gli anni e con la varietà di esperienze che la vita ci propone (Luca, amore mio, non essere geloso), che non c’è un uomo o una donna uguale all’altro, che ogni esperienza erotica è unica e irripetibile, che ciascuna di noi è una creatura psicologicamente, sentimentalmente e biologicamente mutevole, in continua evoluzione.
Una costellazione del piacere
Ma soprattutto che, volendola proprio rappresentare, la sorgente del piacere femminile, occorrerebbe innanzitutto rinunciare alla bidimensionalità e immaginarla, più plasticamente, come una grande, pulsante “zona G”. Anzi, qualcuno la definisce un po’ aridamente come la “zona CUV” (C per clito, U per uretro, V per vaginale). Una costellazione pelvica di organi, tessuti, anfratti e membrane sensibili e reattivi che si sollecitano l’un l’altro, assumendo la forma di un gigantesco uccello preistorico (almeno io la vedo così). Difficile o impossibile capire quale dia il là, ma quando la musica comincia, entrano in una sorta di magica risonanza, vibrando all’unisono nell’estasi del piacere.
Ricominciare a esplorare
Ecco. Immaginatevi la menopausa come un grande terremoto che si abbatte su queste superfici vulcaniche inaridendole e privandole di gran parte della loro elasticità, della capacità di rintoccare e risuonare insieme. A me per esempio capitava che il piacere, che prima arrivava prepotente come una scarica elettrica, se ne stesse a lungo lì, timido e rincantucciato in una sorta di anticamera, palesandosi alla fine, più che come fuoco d’artificio, come misera miccetta. Quando andava bene. Ora le cose sono cambiate, forse non è come prima – ma la nostalgia non porta da nessuna parte – eppure è tornato ad essere bello, bellissimo. A risuonare armonicamente. Ciò che importa è tenere bene a mente che niente è perduto, se non si smette di cercare, proprio come facevamo da ragazze. E la ricerca comincia restituendo linfa e reattività alla nostra costellazione pelvica, ovvero tonicità e irrorazione sanguigna.
L’interruttore del piacere
E qui le strade sono tante, e ne abbiamo anche parlato a lungo, in una delle puntate precedenti. Utilissimi sono il movimento fisico, la ginnastica pelvica in particolare; anche – perché no? – l’uso di stimolatori, lubrificanti e sex toys. Serve ritornare in tutti i modi a piacersi, a sentirsi femminili e sensuali. E poi riprendere da capo l’esplorazione, senza fretta, con la necessaria voluttà. Da sole o in due. Senza mai dimenticare che, se dovesse esistere un interruttore on/off del piacere femminile, questo sta di sicuro di casa nel cervello: è quella, semmai, la più sensibile zona erogena da stimolare. È lì che bisogna tornare a cercare: ribaltando conscio e inconscio, spiritualità e sentimenti. Mettendosi in gioco, con il corpo e con la mente. E infine guardando, accarezzando, toccando. Senza fretta, concedendoci il tempo che finalmente abbiamo: è questa la ricetta magica per innescare la famigerata reazione a catena e mandare in magica risonanza la nostra costellazione erotica. E poi riprendere di nuovo a cercare.
Pronte a cercare il vostro piacere?
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