La prova costume non esiste
Care le mie Sciure,
eccoci di nuovo insieme per affrontare un altro capitolo della nostra metamorfosi. Non fisica, non mentale, una semplice metamorfosi comportamentale: imparare a cambiare alcuni modi di vestire che fino ad ora non hanno sortito tutti i benefici che potenzialmente avrebbero dovuto.
Mi prendo la libertà di fare una deviazione dal nostro tema principale, quello delle forme del corpo e dei relativi segreti che ci aiutano a uscire dal fango del nostro armadio profumati di rose, per fare uno spin-off urgente quanto inevitabile.
La prova costume
Già a cominciare dalla scelta lessicale la prova costume ha l’aria malvagia di una specie di esame di ammissione che, benché superato, si ripropone senza sconti ogni anno.
Ecco, sono qui per darvi una notizia epocale:
la prova costume NON ESISTE
Per due ragioni:
- la prima è che non c’è prova in assenza di una commissione titolata e deputata alla valutazione della medesima;
- la seconda è che non c’è prova in assenza di una qualche forma di ricompensa. Che sia un diploma, l’accesso ad un livello di istruzione, il conseguimento di una qualche patente, al concetto di prova deve corrispondere una contropartita.
Quindi, se la logica non mi fa difetto, la regola è antica ma robusta: niente soldi niente amore. Se qualcuno ci desse un premio per essere arrivati a giugno in perfetta forma, allora potremmo valutare l’ipotesi di stare al gioco, ma visto che le vacanze ci tocca comunque pagarcele da soli e che non vi sono comitati di accoglienza festanti al nostro arrivo, ma solo albergatori indaffarati io vi dico: fregatevene.
Qualche trucco per superare la prova costume che non esiste
Detto questo, suppongo che molte di voi si accingano a lasciare le dimore invernali per cercare riposo e diletto in riva al mare, e che possa succedere di non sentirsi perfettamente a proprio agio o di patire il confronto con altri soggetti compresenti.
Succede. Ancora una volta la risposta sta nello specchio, anzi nella parola onestà: se il costume dell’anno scorso non entra più, non costringiamoci in triangoli di poliestere trattenuti da cavi d’acciaio. Scegliamone uno nuovo, possibilmente intero: disegna le forme rendendole più uniformi e contiene con educazione i movimenti tellurici.
Il costume scegliamolo di un colore base, meglio in tinta unita. Per esempio blu navy, ottanio, verde pavone. Tonalità che ci inseriscano con maggiore armonia nel gioco dei colori del mare, creando un’ideale armonia cromatica con l’ambiente.
Evitiamo l’effetto nudo dei sabbia: attira l’attenzione alla ricerca della verità.
Evitiamo le stampe sgargianti: sono allegre solo loro.
Evitiamo il succinto a tutti i costi: ogni frutto ha la sua stagione e certe forme di audacia sono come gli orecchini della nonna, passano di generazione.
Costruita una base tranquilla e versatile, possiamo personalizzare il resto con tocchi di colore e fantasia: un pareo dal sapore folk con note bordeaux e richiami d’oriente se vi sentite delle odalische, un caftano in lino croccante bianco sporco se siete seguaci della scuola di Anversa.
E non dimentichiamo mai gli accessori, che al mare sono tre e sono fondamentali:
- Occhiali da sole: il modo più semplice ed economico per indossare una firma importante. Vale la pena di investirci qualche soldo, durano nel tempo e fanno mistero.
- Le scarpe: scatenatevi con il colore! Sandali alla schiava, ciabatte luccicanti, platform anni 70 o semplici infradito. Esalteranno il piede -CHE SIA BEN CURATO- e vi daranno la falcata giusta. La passerella tra gli ombrelloni non è meno importante di quelle di Parigi.
- La borsa. Canvass e intrecciati sono i materiali più giusti, le forme devono essere ampie ma ben definite. Anche qui vale la pena di prenderne una meno, ma di prenderla giusta. In sintesi: non uscite di casa con il sacco condominiale sotto braccio solo perchè è pratico.
Assicuratevi di essere costantemente circondate da una danza di tessuti fluidi, di lunghezze dal disordine ragionato, e date sempre l’impressione di avere una meta ben definita in mente. Nulla è più affascinante di un incedere sicuro e distratto.
Per le più esigenti, un soffio di profumo, non sulla pelle ma sui tessuti. Il segno si lascia non solo con le unghie.
Alla prossima, ragazzacce.
Il vostro Matteo
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