Si può lavorare bene con la menopausa?
La menopausa si manifesta in media tra i 45 e i 55 anni, in una fascia d’età in cui noi donne lavoriamo attivamente (e con la prospettiva di dover lavorare ancora diversi anni in piena menopausa prima di poter
arrivare alla pensione!).
La menopausa sul posto di lavoro
Considerando che in Italia ci sono quasi 8 milioni di donne occupate e che il 60% ha tra i 45 e i 64 anni, è importante capire che impatto ha la menopausa sul posto di lavoro.
I sintomi tipici di questo momento fisiologico (poca concentrazione, stanchezza, scarsa memoria, depressione, ridotta autostima, sonnolenza e, in particolare, vampate di calore) influiscono negativamente sulla conduzione della normale attività, arrivando a determinare serie conseguenze: una maggiore richiesta di giorni di ferie; la rinuncia al proporsi per nuovi incarichi o promozioni (alimentando ulteriormente il gender gap); l’abbandono anticipato del lavoro.
Cosa dicono i dati su menopausa e lavoro
Recentemente Essity, azienda multinazionale leader nei settori dell’igiene e della salute, ha condotto una ricerca che ha coinvolto 11.000 persone in 11 Paesi, tra cui l’Italia, proprio per indagare il tema del rapporto tra lavoro e menopausa. In Italia in particolare sono stati condotti due questionari, uno rivolto ad un campione di 500 donne sopra i 18 anni non ancora entrate in menopausa e un altro, sempre di 500 donne, ma rivolto a donne in menopausa o post menopausa di cui 7 donne su 10 risultano lavoratrici full time (45% full time e 26% part-time).
I sintomi che più influenzano la capacità lavorativa secondo il campione intervistato sono la stanchezza (40%), la scarsa concentrazione (24%), la scarsa memoria (16%). Inoltre alle donne del secondo campione è stato chiesto se è concesso loro prendere permessi per sintomatologie legate alla menopausa e solo il 6% ha dichiarato di poter usufruire di permessi specifici per disturbi legati alla menopausa di cui il 3% di permessi retribuiti. Il 13% ha invece dichiarato di aver dovuto prendere giorni di ferie a causa dei disagi o dei fastidi legati a questo particolare periodo, di cui il 2% più di una volta. In merito al supporto ricevuto in azienda, il 7% del campione dichiara di averne ricevuto dal datore di lavoro, il 20% dai colleghi. Uno dei dati
più rilevanti emersi dalla ricerca è relativo proprio all’assegnazione di un determinato numero di giorni di permesso durante il periodo della menopausa; il 61% del campione si è dichiarato favorevole nel garantire
permessi retribuiti alle donne in menopausa e il 17% invece contrario, sia che si tratti di permessi retribuiti sia nel caso di permessi non retribuiti.
Parlare di menopausa in ufficio
Dopo la discussione sul congedo mestruale, i datori di lavoro dovrebbero essere più proattivi nel supportare le donne durante la fase della menopausa, non solo per la loro responsabilità verso la salute e la sicurezza dei loro dipendenti ma anche per ragioni di riduzione dei costi e aumento della produttività aziendale. Se le donne si sentissero libere di condividere le loro problematiche con i loro manager e i loro colleghi, senza la paura di essere percepite negativamente o, peggio ancora, ridicolizzare o stereotipate, eviterebbero stress inutili, ansia, frustrazione e insoddisfazione.
L’obiettivo è arrivare a formare le risorse umane e i manager per creare un ambiente lavorativo in cui la menopausa sia riconosciuta e compresa.
So che in Italia siamo lontani rispetto a Paesi dove sono già state introdotte linee guida che seguono le raccomandazioni prodotte dalla European Menopause and Andropause Society (EMAS) ma cominciare a
parlarne e a smuovere le acque è un primo passo per guidare il cambiamento.
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