La maturità toglie e dà
Siamo abituati a pensare alla vecchiaia in termini di sottrazione, come se l’avanzare degli anni avesse come unico risultato il privarci di qualcosa.
Gli anni passano e realizziamo di avere meno tempo, meno energie, meno entusiasmo, meno fiato, meno illusioni, meno speranze, meno pazienza, meno forza, meno tonicità e magari l’elenco potrebbe essere ancora lungo.
Il fatto è che su tutti questi meno ci areniamo come meduse spiaggiate
Tutti questi meno viziano il rapporto che tutti abbiamo con l’avanzare dell’età.
La paura di invecchiare tocca a tutti
Rapporto che nei giovani si manifesta con il timore, se non con la paura proprio di dover affrontare questa evoluzione che, seppur fisiologica, viene vista dai più come una ineluttabile condanna e in noi, che questa fase della vita la stiamo percorrendo, si manifesta spesso con un’istintiva subdola rassegnazione, una generalizzata tendenza a ritenere che i giochi siano di fatto finiti, o almeno la parte divertente.
Io stessa quando ho compiuto 50 anni ho vissuto una profonda crisi
Ho cominciato a pensare che, per quanto bene mi potesse andare, era più quello che avevo vissuto che quello che mi restava da vivere.
Non solo più della metà della mia vita era andata, ma era andata la parte più efficiente e vigorosa, quella in cui avevo maggiori potenzialità e maggiori opportunità e maggiori capacità e maggiori risorse e maggiori prospettive e maggiori opportunità.
Pensavo di entrare in una fase della vita in cui avrei goduto e pagato:
goduto di ciò che ero stata in grado di seminare e pagato per gli errori che avevo commesso.
Pagine bianche di vita da riempire
Ma qualcosa nella mia testa ha cominciato a girare in modo diverso
Quell’ingranaggio che avrebbe dovuto mettere in moto il meccanismo del TIRIAMO LE SOMME si è inceppato.
Il foglio su cui avrei dovuto tirare la riga del totale aveva ancora tanto spazio bianco.
Certo non ero a inizio pagina, ma almeno un quarto di pagina era ancora intonsa ed ho pensato che lasciarla così sarebbe stato uno spreco.
Ho pensato che potevo continuare ad aggiungere addendi fino alla fine del foglio e che la riga l’avrei tirata arrivata in fondo.
Il tempo che avevo davanti non poteva essere fatto solo di sottrazioni perché i 50 anni già spesi mi avevano fatto accumulare un patrimonio di esperienze, maturità e consapevolezza che potevo investire negli anni che ancora mi restavano da spendere.
Ho capito in un attimo che se non avevo più le cosce tornite, il seno turgido e le chiappe sode avevo però molte meno paranoie e insicurezze, se non avevo più tanto fiato o energie avevo però molta più esperienza su tutto, se non ci vedevo più tanto bene da vicino era perché avevo imparato a prendere le distanze da molte cose.
Avevo conoscenza di come gira il mondo, di cosa mi faceva stare bene, avevo imparato che se da un lato mi sale la pressione dall‘altro mi scende l’insicurezza.
Ho capito che l’età tanto toglie e tanto dà.
E che se ci concentriamo sui meno non vedremo i più, che ci sono e sono straordinari.
E soprattutto avevo realizzato che stavo vivendo un privilegio che non a tutti era stato concesso. E dovevo in qualche modo meritarlo.
Ho pensato a chi non ha potuto lamentarsi della vecchiaia perché la vecchiaia non è arrivato a vederla e ho capito di essere fortunata.
La vita va vissuta e non subita
A 57 anni sono grata di avere attraversato la mia crisi e di aver scoperto che non avevo finito l’inchiostro, dovevo solo scrivere i numeri più grandi e fare i calcoli più lentamente, ma su quel foglio sto scrivendo le migliori cifre della mia vita.
Il tempo della vita è tutto tempo utile per viverla e non per trascinarla o subirla.
Ognuno con le proprie inclinazioni e i propri strumenti può spendere i doni dell’età come vuole, importante che non li lasci lì a prendere polvere.
Tutta l’esperienza del cammino percorso, tutta la capacità di analisi maturata nel tempo, tutta la conoscenza acquisita rappresentano una ricchezza inestimabile con la quale nessuno bicipite scolpito o seno turgido può competere.
Non pensiate mai che sia finito il tempo della semina perché se la terra è bassa e la schiena duole si può sempre seminare nei vasi.
Il tempo della vita è come il famoso bicchiere a metà, ma del mezzo pieno o mezzo vuoto parleremo la prossima volta.
Vi aspetto
vostra Vale
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