Riflessioni sui 60 anni
Quando si pensa ai 60 anni, è importante non concentrarsi solo sulle perdite, ma riflettere anche sulle abilità che si acquisiscono: si ha una maggiore consapevolezza di sé e soprattutto si ha una maggior propensione ad accettarsi così come si è. Se la gioventù è considerata l’età dell’audacia e dell’impulsività, la maturità è l’età della razionalità e della saggezza. Di conseguenza l’idea che solo la giovinezza sia un valore è un assioma non più accettabile.
A 60 anni si è anziani?
I 60enni di oggi non sono gli anziani di qualche decennio fa che incontravamo per strada o alla messa domenicale con le dita bitorzolute, la schiena ricurva e che si lamentavano, accusando il presente ed evocando il loro passato. Il 60enne odierno, invece, è in buona salute, vive il presente e pensa al futuro.
Rispetto a qualche decennio fa oggi a 60 anni non si è anziani: lo dice la scienza. Di fronte ad un’aspettativa di vita, salita ormai a 86 anni per le donne e 82 anni per gli uomini, la stessa Società italiana di Gerontologia e Geriatria propone di spostare l’inizio dell’anzianità da 65 a 75 anni.
Sessant’anni: fase di declino o di saggezza?
E’ vero! A 60 anni si entra in una nuova fase della vita e può essere un’età critica, che richiede una ridefinizione dei ruoli ed una ristrutturazione psicologica. I figli, infatti, escono di casa, arriva il pensionamento e si osserva un progressivo invecchiamento.
Ma forse l’ingresso nelle altre fasi della vita è stato più semplice? L’adolescenza per esempio non è stata una fase delicata di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta? Non ci ha richiesto una ricostruzione della nostra identità a causa dei vari cambiamenti che hanno coinvolto ogni nostro aspetto, da quello fisico a quello psichico, emotivo, relazionale ed anche cognitivo?
A 60 anni, però, proprio perché abbiamo superato periodi evolutivi difficili, siamo più temprati e più saggi di fronte alle sfide della vita. Si è più consapevoli che la felicità non è relegata ad una particolare stagione della vita, ma è una questione interiore che non dipende dall’esterno, né dall’età. Come ha scritto Cicerone nel De Senectute “chi non abbia dentro di sé risorse per vivere bene e felice subisce il peso in tutte le età; chi invece trae da se stesso ogni bene non può considerare un male quel che di necessità natura impone”.
E’ la nostra cultura occidentale ad alimentare il pregiudizio del nostro declino. Ci si preoccupa di più di quanto un individuo sia in grado di fare piuttosto che della qualità di ciò che può dare. Se invece di valutare positivamente l’efficienza e la velocità delle prestazioni, spostiamo il nostro sguardo verso la saggezza, l’esperienza, la maggior consapevolezza di sé, la vita verrebbe vista come un percorso continuo di crescita e di sviluppo, e non come una curva, in cui alla fase di massima ascesa segue il declino.
Ogni fase della vita dà i suoi frutti ed, anche se con l’età si indebolisce il corpo”, ci ricorda Cicerone sempre nel De Senectute, “esistono anche attività per l’anima. Le cose grandi non si fanno con l’agilità del corpo, ma col senno”.
Sessant’anni e non sentirli
Attualmente l’età psicologica influenza quella biologica. Gli over infatti non sentono il peso degli anni che passano, non hanno la percezione di avere 60 o 70, perché si sentono giovani dentro. Sentono di avere la stessa vitalità di quanto ne avevano 30 o 40, anche “se ne è passata di acqua sotto i ponti”. E’ la nostra società che non è pronta ad accettare le persone mature, che le etichetta come fragili, che le ghettizza perché inutili o addirittura perché le considera un peso per la società.
Allora cosa dire ad un 60enne o ad una 60enne di oggi che vive la profonda contraddizione tra ciò che sente dentro, tra la sua vitalità e l’immagine che invece hanno gli altri di loro? Non esiterei a rispondere con queste frasi: “Non lasciarti condizionare da immagini e modelli stereotipati, vivi la tua vita fino all’ultimo giorno, lasciati ancora sorprendere, continua a fare progetti e a voler imparare sempre cose nuove, segui solo il tuo cuore e fai quello che più ti piace senza preoccuparti del giudizio degli altri”.
Vivere a 60 anni è bello perché
Se dovessi allora mandare una lettera ad un/una sessantenne, scriverei senza dubbio che i sessanta sono anni meravigliosi. Non si è più alla ricerca di un posto di lavoro, i figli sono sistemati o comunque sono indipendenti. Si ha più tempo per sé, si possono fare delle scelte senza renderne conto ad altri e senza sentirsi in colpa.
Sono anni di libertà non solo dalle incombenze esteriori, ma soprattutto anni di libertà interiore. In sei decenni di vita abbiamo imparato a superare le insicurezze dell’età giovanile, a convivere con le inquietudini, le paure, i sensi di colpa e li abbiamo trasformati da demoni in strumenti di orientamento, necessari per continuare il nostro viaggio. A 60 anni si ha infatti maggiore consapevolezza dei propri limiti, delle proprie capacità e di quelle qualità che ci permettono di dare un senso all’esistenza.
Generalmente, a questa età, si hanno più soldi a disposizione, si ha ancora voglia di mettersi in gioco e si ha meno paura dei cambiamenti. Non siamo più preoccupate di nascondere la cellulite o non ci vergogniamo più delle rughe, anzi le accettiamo, perché sono la dimostrazione che a quella età ci siamo arrivati e spesso in condizioni accettabili. E questo è già un grande dono della vita!
E poi non dimentichiamo che, anche se il corpo evidenzia i segni del tempo, l’amore non ha età: è infatti uno degli impulsi vitali dell’essere umano. Superate le insicurezze giovanili ed accettate le proprie imperfezioni, a sessant’anni, proprio perché si sa cosa si vuole, si vive anche il rapporto d’amore in modo più equilibrato, più sereno ed indubbiamente più soddisfacente.
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