Scelgo la mia taglia: vado bene così
Care Sciure, ci siamo accomiatati qualche settimana fa con la prima missione: ONESTA’.
Operazione foto
La foto allo specchio (o se avete qualcuno in casa che possa prestarsi all’operazione, anche meglio!) rigorosamente in due versioni:
1-in intimo o costume da bagno
2-indossando ciò che più vi fa sentire a vostro agio in questo momento della vostra vita. La famosa coperta di Linus.
Prendete le due foto, stampatele, mettetele a confronto. Dovrebbe scaturirne una serie di emozioni che saranno la nostra voce guida nella ricerca di ciò che ci serve.
Ora, coraggio alla mano, prendete un pennarello e cerchiate senza timori con un tratto deciso e ben localizzato ciò che nella foto in intimo vi piace di meno. Anzi, correggo. Ciò che vi disturba di più. Saranno i fianchi, le braccia, il seno o il collo. Saranno le cosce o le caviglie. Bisogna conoscere il nemico per poterlo combattere.
Pennarello, foto, circoletti. FATTO?
Brave. Ora affiancate la foto vestite nel modo in cui vi sentite protette e cercate in quella foto quali dei punti evidenziati nella foto in intimo vi danno ancora nell’occhio.
Probabilmente saranno di meno di quelli della prima foto, ma potrebbero essercene di nuovi, prima non evidenti.
Il punto è semplice come un’equazione di terzo grado a due incognite: tutto ciò che con i vestiti non ci disturba più è già stato oggetto di un vostro intervento spontaneo e istintivo che ha avuto successo. Tutto ciò che rimane in evidenza non ha ancora trovato un giusto bilanciamento.
Ma la vera insidia sono i punti che emergono dopo la vestizione. Quelli sono i vostri errori. Le scelte spesso inconsapevoli che anziché portare acqua al vostro mulino lo trasformano in una pozza di fango denso. E scusate tanto se con i paragoni ci vado piano.
Gli errori da non compiere
Tanto per essere chiaro, ecco il più tipico esempio di errore molto comune che trasforma la cura in un male peggiore del male stesso:
ENTRARE IN UNA TAGLIA vs ESSERE DI QUELLA TAGLIA
L’abbigliamento è strutturato in taglie che vestono correttamente (con le dovute eccezioni, naturalmente) le persone che scelgono la propria misura reale.
Entrare in una 42 dopo aver chiamato la protezione civile, gli artificieri e un fabbro, riempiendo i tessuti come la pasta per la pizza in piena lievitazione NON fa di voi una 42. Anzi. Quello che otterrete sono pantaloni con la coscia che “urla”, giri vita effetto muffin con cinture al limite della pubblica sicurezza, addomi ingessati nel tentativo di recuperare disinvoltura e braccia azzurrine in conseguenza del blocco della circolazione sanguigna all’altezza dell’ascella.
Il risultato è che i punti di evidenza si spostano proprio là dove non vogliamo che l’attenzione vada. Ecco perché la nostra nuova regola sarà:
SCELGO LA MIA TAGLIA. Vado bene così come sono.
Piano piano capiremo anche forme e materiali adatti alle diverse strutture, ai diversi corpicini.
Alla prossima
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