Potassio basso: che cosa mangiare
Innanzitutto dobbiamo chiederci perché il livello di potassio nel nostro organismo può abbassarsi. Infatti, per capire come intervenire su qualunque tipo di disturbo, il primo passo da fare è sempre cercare di andare all’origine del problema.
Per quanto riguarda il potassio, i motivi per cui i suoi livelli nel sangue possono essere bassi sono vari e alcuni dipendono da cause contingenti, ovvero temporanee e perciò risolvibili. Tra le cause più comuni, infatti, ci sono vomito e diarrea che, a loro volta, possono essere la conseguenza di altri disturbi.
Se, invece, andiamo a indagare su patologie associate alla mancanza di potassio troveremo che tale carenza può derivare da malattie delle ghiandole surrenali o, per chi segue particolari terapie, dall’uso frequente di diuretici.
Che cosa può provocare il potassio basso?
Oltre alle cause già citate, il potassio basso può essere associato a numerose malattie renali sia congenite sia acquisite, come, per esempio, pielonefrite (malattia infiammatoria del rene e della pelvi renale), sindrome nefrosica (proteine nelle urine, riduzione della quantità di proteine nel sangue, comparsa di edemi), diabete insipido (una sindrome causata dalla cospicua emissione di urina accompagnata da un’insaziabile sete).
La sintomatologia dell’ipokaliemia
L’ipokaliemia o ipotassiemia, ovvero la riduzione di concentrazione di potassio nel sangue, può essere asintomatica se è di tipo lieve oppure può dar luogo a una sintomatologia che comprende:
- astenia e facile affaticamento;
- anoressia;
- debolezza, crampi e sensazione di pesantezza alle gambe;
- costipazione.
Una carenza di potassio importante nel sangue può causare poliuria (produzione ed escrezione di grandi quantità di urina), rabdiomiolisi (grave danno al muscolo scheletrico), stato confusionale, difficoltà respiratorie.
A seconda del livello di gravità del disturbo e dalla causa scatenante cambierà l’approccio terapeutico.
Il ruolo fondamentale svolto dalla dieta
Per intervenire sul potassio basso intervenire sulle abitudini alimentari è di fondamentale importanza. Va da sé che occorre fare spazio a tutti quei cibi che sono ricchi di potassio a partire dalla frutta e dalla verdura e limitando comunque l’uso del sale.
Tra frutta e verdura, quelle che garantiscono il maggiore consumo di potassio ogni 100 grammi sono:
– banane, albicocche, agrumi, fichi, prugne, uva, kiwi. Senza dimenticare la frutta secca a guscio, come pistacchi, mandorle, arachidi, noci e nocciole;
– pomodori (soprattutto secchi o come concentrato), verdure a foglia verde, asparagi, broccoli, carciofi, cavoli, spinaci, indivia, rucola, lattuga, patate. Inoltre, va benissimo l’uso dell’aglio e delle erbe aromatiche (per esempio rosmarino e origano);
– soia e legumi;
– cereali integrali.
Infine, anche pesci e carni sono “buoni fornitori” di potassio: tra i pesci, lo stoccafisso è il miglior fornitore di potassio.
Tra le carni, sono quelle bianche a garantire un buon apporto di potassio: nello specifico il pollo (coscia e sovracoscia), seguito da tacchino e faraona.
Da non dimenticare, poi, il caffè e il tè, nonostante si debba tenere conto del contenuto limitato che può esserci in una tazza o tazzina.
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