Longevità, sostantivo femminile?
Secondo le statistiche le donne vivono più a lungo. Cosa significa ciò in termini di pianificazione della longevità? Quali rischi e quali opportunità affrontano le donne senior italiane?
L’aspettativa di vita è in continua crescita nel nostro Paese (donne 85 e uomini 80,) per metà secolo rispettivamente 88 e 85), ma tra uomini e donne, come appare evidente, persiste una differenza di circa 5 anni alla nascita che si assottiglia via via che aumenta l’età, fino ad arrivare a 2,5-3 anni intorno ai 65. Quindi le donne vivono circa 3 anni in più degli uomini, avamposti della parte più estrema della moderna longevità con tutta la fragilità che un’età così avanzata porta con sé.
Quali sono i rischi della longevità?
Innanzitutto un rischio finanziario, l’abbiamo già detto più volte da queste pagine, ovvero quello che la coperta dei nostri redditi&risparmi sia corta rispetto al numero di anni che abbiamo di fronte. Moltissime persone anziane, infatti, oggi vivono sufficientemente bene perché alla pensione integrano una buona quantità di risparmi accumulati durante la vita in una società che permetteva di avanzare reddito rispetto alle proprie necessità familiari e di metterlo da parte in forma di risparmio, e addirittura, nel caso di molti possessori di seconde case o investitori, di farlo fruttare. Il primo pensiero di una persona che ha varca i 50 o i 60 anni oggi deve quindi andare a quanto dureranno i propri risparmi, sapendo che la vita da grandi anziani non è necessariamente più economica di quella di oggi.
La logica del risparmio e del pensiero previdente che adottiamo in queste parentesi di economia della longevità sul sito di Cocooners, generoso di socialità e interessi dei più svariati, ha un suo perché e non ammette che ci si limiti toccare legno… anzi, toccate pure legno ma nel frattempo seguitemi nel ragionamento: è solo guardando al possibile peggio che ci si guadagna un pezzo di possibile meglio…
E le donne, in tutto questo?
Nel caso delle donne, più longeve degli uomini, va anche aggiunto che i redditi pensionistici non saranno gli stessi per sempre. Nel momento in cui una donna senior rimanesse sola, dovrebbe fare i conti con la sola propria pensione e/o una parte della pensione di reversibilità del marito (o partner di unione civile). Ma quante donne senior di oggi hanno una pensione e quante una pensione sufficiente?
Se tanto mi dà tanto
Se il 18% delle donne senior italiane non ha pensione e l’82% delle integrazioni al minimo vitale (che corrisponde per il 2022 a 528 euro mensili) sono intestate a donne, significa che in totale circa 4 milioni di donne o non hanno pensione o ne hanno una che a stento arriva a 528 euro; circa 4 milioni su poco più di 7 è una bella fetta. Quindi la serenità finanziaria della longevità femminile attuale è tutta da vedere.
Forse la situazione migliorerà per le donne senior prossime venture, perché più acculturate e forse più inserite nel mondo del lavoro. Ma bisogna sempre ricordare che in Italia vige un welfare di tipo familiare che costringe molte donne, giovani e meno giovani, a rinunciare a un lavoro (50%) o a limitarlo a un part-time (61% di quel 50% che lavora) per potersi occupare di figli (sempre meno) e di genitori anziani e molto anziani (sempre di più).
I numeri dicono infatti che le strutture pubbliche coprono solo il 15% del bisogno espresso da anziani non autonomi e ben 7 milioni di persone, al 75% donne, incarnano il ruolo di caregiver all’interno della famiglia. Un lavoro pesante e spesso stressante, per il quale nessuno di noi ha ricevuto una formazione adeguata, che sottrae possibilità di costruirsi un reddito personale e una contribuzione previdenziale. Previdenza che, è bene qui ricordarlo, è prevista diminuire il proprio contributo al tenore di vita degli anziani, in futuro, grazie all’ultima riforma in senso contributivo.
Se oggi, con 4 milioni circa di ultra 80enni, solo il 50% delle donne lavora, sorgono molti dubbi che quando per metà secolo gli ultra 80enni saranno il doppio (e le donne meno di oggi), si possa pensare a una maggiore presenza femminile nel mondo del lavoro.
Un ultimo dato rafforza il tenore dell’osservazione. Ai 3 anni circa di reale differenza di longevità a favore delle donne, vanno aggiunti circa 2 anni che sono la differenza media di età tra uomo e donna all’interno della coppia; in totale le donne italiane affrontano mediamente quindi 5 anni di vita da sole, mediamente i 5 che corrono tra gli 80 e gli 85. Oggi la metà delle donne con più di 75 anni vivono da sole. Se da una parte le previsioni stringono il gap di longevità tra uomini e donne (più i paesi sono evoluti, minore è il gap, nel senso che sono gli uomini ad abbandonare cattive abitudini e a curarsi di più, quindi a vivere tanto a lungo quanto le donne), resta pur vero che aumentano i divorzi, anche in età avanzata, e che i matrimoni over 60 sono quasi tutti di uomini che sposano donne più giovani.
Secondo Istat comunque il futuro del nostro Paese vede sempre più nuclei familiari composti da una sola persona, a tutte le età, tanto più in tarda età.
Qualcosa di buono?
Sì, la tradizionale suddivisione di ruolo tra uomini e donne all’interno del ménage familiare ha da sempre affidato alle donne, oltre alla cura, anche la tessitura delle relazioni; virtù che queste hanno sviluppato tanto da vivere, a parità di solitudine, meno isolate degli uomini soli. Le donne sotto i 55 anni sono anche le uniche a porsi la questione dove andrò a vivere la mia vecchiaia e, secondo una recente survey di Active Longevity Institute, le prime a immaginare di trasferirsi in un senior living con qualche amica. Gli esperti riconoscono quindi alla longevità femminile maggiori fragilità rispetto a quella maschile, ma la socialità è certamente un atout più delle une che degli altri.
Il valore della pianificazione
Chi tra i lettori sente risuonare in sé il pensiero previdente farebbe bene quindi a guardare alla propria tenuta finanziaria futura, da qui agli 82,5 anni – aspettativa media di vita tra uomo e donna – ma anche oltre (chi supera gli 80 tende ad avere più chance di arrivare ai 90 rispetto al resto della popolazione) e a rivolgere un’attenzione particolare alle donne di casa. Mogli, compagne e figlie.
- Fondi pensione o piani di accumulo (PAC) sono una soluzione per sostenere la longevità propria o di un/una coniuge a integrazione o in assenza della sua pensione;
- Polizza Long Term Care di accumulare un reddito a sostegno di un’eventuale futura non autosufficienza, consentendo quindi un’assistenza anche continua, a seconda di quanto ci si investe e per quanto tempo. Ma esistono mutue che garantiscono un mino di rendita LTC;
- Polizze vita, o anche semplicemente un atto testamentario con assegnazione della quota disponibile, permette di tutelare una compagna (o un compagno), senza compromettere i diritti successori degli eredi;
- Un adeguamento dell’abitazione in ottica longevità o un piano per venderla per e sostituirla con una più confortevole e sicura per inquilini molto anziani, evitando che sia la compagna o coniuge a trovarsi da sola, per ultima, in una casa inadeguata;
- Persino un’unione civile tra due persone dello stesso sesso, anche se non legate da una relazione sessuale, potrebbe tutelare due amiche single (o due amici), come peraltro tutela un matrimonio i due coniugi, nei confronti della longevità: come il matrimonio infatti consentirebbe di entrare di diritto tra gli eredi del partner e di restare nella casa posseduta dal partner deceduto, e in vita di essere parente stretto di riferimento per medici e consultazione cartelle mediche.
La longevità è un dono, ma deve essere sostenibile. Come avete pianificato la sostenibilità della vostra?
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