Rimedi insoliti per lo stress
Rallentare. Fermarsi. Avere tempo e non avere fretta. Sembra di vivere in un mondo in cui tutto questo non è possibile. Sembriamo destinati a spremere ogni istante per sfruttarlo al massimo e vivere al limite sfidando l’arrivo inesorabile del tramonto.
Sembra che la lentezza sia una colpa, una responsabilità. A volte addirittura una sconfitta.
E invece no, non è così. E quindi? Stop.
Proviamo ad invertire le regole. A fermare (o almeno rallentare) l’ingranaggio, proprio quel meccanismo che ci stritola. Ci sono poche, ma fondamentali cose concrete che ci possono aiutare e qui ne vedremo alcune insolite e forse apparentemente banali. Ma il piacere del risultato, rallentare, vale il tentativo. Eccole.
Andate a spasso
Riuscire a prendersi anche solo un’ora di tempo per perdere tempo è una delle più belle rivoluzioni che avete a portata di mano. Quindi uscite di casa e fatelo. Oppure se vi manca il coraggio mettete nella vostra agenda un appuntamento di un’ora nel pieno della giornata il cui titolo è: andare a spasso, alias perdere tempo.
Provateci.
Perché bighellonare fa bene
Spegnete il cellulare per quell’ora (tranquilli il mondo non sentirà la vostra mancanza) e identificate un obiettivo minimo e banale. Un esempio? Comprarvi un etto di caffè macinato in una torrefazione. Attenzione, non al supermercato, in una torrefazione.
Perché?
Fatelo e capirete che fra le innumerevoli miscele oggi sul mercato, il tempo necessario per farvelo macinare, e quello per assaggiarlo vi faranno rendere conto di avere dato intensità e scopo a questo apparentemente inutile “bighellonare”.
Ma c’è di più. Nel tragitto sul marciapiede guardatevi intorno, magari puntate il naso all’insù cercando la cima di un albero e guardatelo come non lo avreste mai fatto in un giorno lavorativo, come se questo giorno feriale fosse uno festivo.
Lo so, le prime volte vi sentirete in colpa. Perché anche quell’ora potrebbe essere usata per fare delle cose. Per convincervi allenatevi a pensare (seriamente) che andare a comprarvi un etto di caffè 100% arabica macinato al momento (o qualsiasi altra cosa che al rito automatico dell’acquisto aggiunge una piccola esperienza) per voi è la cosa da fare. Un compito fra i soliti che avete. Quel giorno molto importante.
Certo le prime volte non vi sentirete a vostro agio. Ma poi vi sentirete ricchi della non-moneta più preziosa di sempre: il tempo. E per una volta perderlo, come fanno gli uomini (o le donne) che possono permetterselo sarà un vero privilegio, da privilegiati…
Sapere ascoltare
Qui il compito si fa più difficile. Se non altro perché questo è un esercizio di altissimo altruismo. E questa non è una società che ci insegna il bellissimo significato di questa parola.
Ascoltare con l’esperienza della lentezza, significa dedicare attenzione e concentrazione rigorosamente senza fretta, al vostro interlocutore.
Mettere da parte i vostri pensieri, interessi, desideri, preoccupazioni per instaurare un dialogo attivo con chi ci sta davanti. Ascoltate con attenzione anche le banalità. Wow!
Sembra facile, ma non lo è. Anche perché distrarsi oggi è un modo per non andare in profondità nelle cose. Convinti che se stiamo lì a sentire quelle cose stiamo perdendo la possibilità di farne delle altre…
Mmmmh, quindi?
Ancora una volta proviamo a fare quello che solitamente non facciamo. E non provate a mentire fingendovi interessati mentre pensate ad altro. Sappiate che il vostro corpo, la vostra faccia e gli occhi dicono se siete lì con la testa e il corpo e solo con il corpo. E chi sta di fronte lo capisce. Ed è qui l’esercizio: sforzarsi di meditare sulle parole dell’altro. L’ascolto è una forma di affetto che si misura con la pertinenza delle risposte che date a chi vi sta di fronte. Anche e soprattutto quando il tema non è di vostro interesse.
Certo poi molto dipende dal legame che nutrite per chi vi sta davanti. Ma non si può avere tutto. Ed essere attenti e presenti anche quando il tema non è di grande interesse è un esercizio nell’esercizio. Quindi, perché no?
Perché non trovare il modo per incastrare in una giornata incasinata (anche chi è in pensione è presissimo, quindi vale per tutti) del tempo per ascoltare?
Questo sarà, ed è, uno splendido gesto per dedicare del tempo prima che a sé stessi a qualcun altro. Per spogliarsi dei propri panni e indossare quelli dell’altro (ha qualcosa di religioso, no?).
Beh, ne volete sapere una?
L’esercizio è molto più difficile se il parlante non è una persona che fa parte della vostra cerchia di amici, nipoti o parenti. Quelli lo sanno che alla bisogna voi ci siete, ovvio no?
Vivere la noia (con gioia)
Provate ad essere felici di non avere nulla da fare. Di rimandare. Di guardare dalla finestra il mondo che si muove e corre. Che bello sperimentare che un giorno non succede nulla. Ma nulla di nulla. Che il tempo scorre e voi non avete fatto niente per illudervi di surfarlo. Scegliete la vostra noia con consapevolezza. Non subitela, semmai accoglietela.
Che esperienza interessante annoiarsi da persone mature. La cosa bella di questo esercizio insolito è che potreste decidere di cercare un posto che amplifichi questo bisogno di tempo sospeso che tanto ricorda un quadro di Edward Hopper. Cioè, l’apoteosi di questo esercizio con la noia è quella di andare via dalla propria casa per alloggiare in una di quelle pensioni dimesse e un po’ anacronistiche ferme agli anni ‘60 che si trovano nei paesi della provincia. Attenzione, non andate al Sestriere, semmai a Rocca Sigillina.
Insomma, uno di quei posti che una volta, prima della nascita dell’autostrada erano abitati dal turismo del passaggio, quello delle strade statali. Pensioni, ristoranti, bar o bagni termali oggi quasi abbandonati a sé stessi. L’Italia della provincia ne è piena. E basta percorrere una statale invece dell’autostrada per inciampare in molti di questi.
Bene, andate a fare un week-end qui per sperimentare questo senso della noia, del vuoto.
Degli spazi fermi nel tempo. Delle stanze arredate ancora con mobili di fòrmica illuminate da luci al neon. Un arredamento essenziale e minimalista come il dormitorio di un monastero. Sale ristorante enormi (erano degli Autogrill ante litteram) con sedie tutte uguali e vecchie foto alle pareti. Insomma, questo tuffo nel tempo passato in cui l’orologio sembra essersi inesorabilmente fermato possono essere un gioco divertente. Strano certo, ma non inutile. Vedrete che presto aprirà delle porte nella vostra mente. Facendovi apprezzare ancora di più la vostra quotidianità (al ritorno), ma anche la vostra compagnia. Anche quando la compagnia con voi stessi è noiosa…
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