Madonna, la diva veloce ed eterna
Datemi retta: entro un paio di anni, la mia fidanzata ci darà la polvere a tutti. Sarà la star più grande del mondo. (Jean Michel Basquiat – 1982)
Le persone non sanno ancora quanto io sia brava, ma lo scopriranno presto. Ho progettato di diventare una delle star più grandi di questo secolo. (Madonna – 1983)
Credo che Madonna rappresenti uno degli esempi più negativi per la gioventù americana. (Whitney Houston – 1987)
Non sa cantare, non sa ballare, certo è una grande professionista, ma il suo successo trovo sia incomprensibile. (Janet Jackson – 1989)
Italians Do It Better. Una malizia, una provocazione, un occhiolino, un omaggio. La carica ironica che va di pari passo con la determinazione. E con la grandezza. E da lì il mito è dietro l’angolo. La storia è stracolma di tentativi, di progetti, di esperimenti, dimenticati, perduti nel vento delle speranze. A farcela sono in pochi. Madonna Louise Veronica Ciccone è riuscita nell’intento di entrare a far parte dei libri di storia mentre faceva cronaca. Le ci vollero tre mesi per insinuarsi nell’immaginario collettivo e un altro paio di settimane per regalarsi l’eternità, un traguardo mai considerato dal distratto Guinness dei Primati, un caso talmente unico da rendere impossibile la creazione di una disciplina olimpionica apposita. Tutto accadde all’alba di 36 anni fa, nei “fatui” anni 80, che letture critiche miopi e troppo spesso ideologizzate hanno sovente raccontato come facili. Ma semplici e futili si dimostrarono proprio quei giudizi. La gloria non è per tutti, è solo dei geni.
Una leggenda pop
Sovvertire le regole, spezzare i canoni, andare controcorrente senza apparire snob, altera, lontana, avanguardista, bensì sempre “potabile”, come una bibita effervescente, come un gelato al cioccolato, avvicinabile, identificabile, infinitamente pop. È forse questo il segreto del vero successo? Manifestarsi come una leggenda vivente capace però di fare due chiacchiere con la dirimpettaia-casalinga? L’apparenza che inganna e che si fa arte. Madonna scrive la sua storia partendo dai bassifondi dell’underground newyorkese, prima ballerina, poi punk e batterista di un gruppo che non conosce la mattina ma si fa chiamare Breakfast Club, poi attrazione sempre più ricercata nelle discoteche delle Grande Mela. Nel breve volgere di un triennio, la futura musa del mondo adolescente vede, tocca e si appropria di tutto, immagazzina, rielabora, riproduce. Veste apparentemente sdrucito, ma quelle stoffe che si gonfiano per tutti, la fanno decollare. Aggiunge croci, santifica e profana allo stesso tempo. Uno scenario che forse c’era già, probabilmente era lì per lì per esplodere, ma intanto quando scoppia ha il viso di Madonna.
Madonna, una Marilyn per nulla fragile
Madonna è l’altra faccia di Marylin, la catarsi della Monroe, della diva adorata ma impaurita, perduta, sfruttata. Si muove arrembante nel territorio della pop dance imperante, della videoclip mania, sembra un giocattolo manovrato dall’industria, ma intanto si fa beffe dei valori americani: la verginità, la fedeltà, la religione, la femminilità classica. Provoca nelle vesti di una Material Girl e si siede subito al tavolo fin lì appannaggio del potere maschile. Guardatela mentre posa nel backstage dell’epocale Live Aid, abbracciata da Bob Dylan e Mick Jagger, come se fosse una di loro. Perché è una di loro.
Siete caldi? Anchio! Madonna – Stadio Comunale di Torino (4 settembre 1987)
Madonna è una di noi che, per anni, per sempre, ci siamo fatti travolgere da un canzoniere multiforme, tra l’aerobica di “Lucky Star”, la malinconia ballabile di “Borderline”, l’erotismo caricaturale di “Like a Virgin”, l’entusiasmo pruriginoso di “Into The Groove”, la leggiadra tristezza di “Live To Tell”, la blasfemia confezionata di “Like a Prayer”, la pornografia di “Erotica”, la maestosità di “Frozen”, le confessioni sul dancefloor di “Hung Up”. Madonna è tutti noi, perché ha regalato l’impressione che tutti potessero essere Madonna. Ma non era vero.
Avete ancora voglia di andare a letto con Madonna? Vi accontentiamo
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