La perdita dei capelli nelle donne: come intervenire
La caduta dei capelli nelle donne è ancora oggi un tabù. Un argomento di cui si parla pochissimo ma che, per le dirette interessate, si associa a un malessere psicologico di grave entità. Di uomini calvi se ne vedono in giro molti e la cosa pare non essere un problema né per il soggetto in questione né per la società. Eppure, se a perdere i capelli è una donna il discorso cambia. E radicalmente. Qui entrano in gioco tutta una serie di considerazioni che hanno ancora una volta a che fare con un’immagine precostituita del sesso femminile che, in primis, deve associarsi a un’idea di bellezza. E quale sinonimo maggiore di fascino e seduzione se non una chioma folta?
A livello psicologico la calvizie femminile può sfociare nel Mirror Gazing
Se nella stragrande maggioranza dei casi l’uomo desidera una donna con una criniera da rivista patinata, la donna, dal canto suo, non è da meno ed è in continua lotta per corrispondere a questo canone estetico. Va da sé che la calvizie femminile ha un impatto psicologico pesante: l’autostima è spesso minata a tal punto da compromettere la sfera sociale, relazionale e lavorativa sino ad arrivare, nei casi più gravi, a un completo isolamento sociale.
Può accadere, infatti, che la donna che perde i capelli sia talmente concentrata sul suo disturbo/disagio da non riuscire più a condurre una vita serena. I chirurghi che si occupano di calvizie definiscono questa condizione Mirror Gazing, in particolare per definire la tendenza a osservarsi con eccessiva morbosità. Per esempio, dopo un intervento di trapianto, ricercando imperfezioni in realtà inesistenti.
Che cos’è l’alopecia androgenetica femminile e quando si manifesta?
L’alopecia androgenetica è caratterizzata dalla progressiva miniaturizzazione dei capelli (diametro inferiore ai 30 µm) che si fanno sempre più sottili, corti e meno pigmentati.
Nello specifico, l’alopecia androgenetica femminile si mostra con un diradamento diffuso dello scalpo di diversa entità e in particolare con uno sfoltimento della zona centrale ma che, a differenza degli uomini, non interessa la zona frontale. Tale diradamento viene valutato, a seconda appunto della sua gravità, tramite la scala di Ludwig.
L’alopecia androgenetica colpisce fino al 50% delle donne nel corso della loro vita e in particolare una donna su tre a partire dai quarant’anni, ovvero in coincidenza di un cambiamento ormonale come, per esempio, all’inizio o al termine dell’assunzione della pillola contraccettiva, durante il periodo post-parto o intorno alla premenopausa, menopausa e post-menopausa.
Sembrerebbe infatti esserci una stretta connessione tra la caduta dei capelli in menopausa e i cambiamenti ormonali osservati con l’anovulazione (disfunzione del ciclo mestruale caratterizzata dall’assenza dell’ovulazione) e l’inadeguata sostituzione fisiologica di estrogeno e/o progesterone. A ogni modo la ghiandola surrenale subisce indipendentemente i cambiamenti della produzione androgena (produzione di ormoni sintetizzati sia dalle cellule ovariche sia dal surrene) nelle donne oltre i cinquant’anni e può quindi avere un ruolo nella perdita di capelli.
«Con la menopausa all’organismo femminile vengono a mancare alcuni ormoni, in particolare gli estrogeni, che rivestono un ruolo importante sul metabolismo dell’organismo e anche sul benessere e la trofia dei tessuti, compresi i bulbi dei capelli, che possono risentire di questa carenza – spiega il professor Franco Buttafarro chirurgo plastico, dermatologo e tricologo, membro della SITRI (Società italiana di tricologia). Dai 50 anni in poi, il ciclo di vita del capello rallenta e i capelli diventano più fragili e sottili, potrebbero apparire meno luminosi, perdere il colore e diventare più secchi. Non solo. Le donne over cinquanta possono più facilmente soffrire di alopecia androgenetica femminile (FAGA)
Gli esami che svolge il dermatologo tricologo
Occorre fare una precisazione sulla caduta dei capelli: quello che conta non è tanto il numero di capelli che si perdono in una giornata quanto che avvenga il ricambio di quelli caduti.
Ecco allora che entra in campo il dermatologo tricologo che mediante specifici esami va a valutare quanti capelli crescono e quanti ne cadono.
Nello specifico gli esami da svolgere sono tre:
- il tricogramma per analizza la struttura del bulbo e del capello al microscopio;
- la tricoscopia si basa sull’uso di un dermatoscopio, cioè di una speciale lente con cui visualizzare i dettagli del cuoio capelluto grazie a un elevato ingrandimento;
- il pull-test che verifica il numero di capelli rimasti tra le dita e le condizioni del bulbo dopo aver passato la mano tra i capelli della paziente e tirandoli leggermente.
Mettendo insieme i dati, e valutando quindi il processo di caduta in atto, il tricologo può poi mettere a punto una terapia mirata.
Quali rimedi contro la caduta dei capelli e l’alopecia androgenetica?
Il primo elemento da sottolineare è di non affidarsi mai a soluzioni fai-da-te quanto, piuttosto, di mettere in atto “comportamenti” virtuosi che possono aiutare a tenere sotto controllo la caduta dei capelli.
1. Scegliere i cibi giusti: no alle diete drastiche che privano l’organismo di nutrienti essenziali anche al benessere dei nostri capelli. «Abbiamo recentemente pubblicato uno studio nel quale dimostriamo, dati alla mano, che un’alimentazione equilibrata ha un impatto sulla salute del microbioma cutaneo dello scalpo, responsabile del benessere e della salute della chioma – spiega il dottor Fabio Rinaldi, tricologo e direttore del laboratorio di ricerca HMAP (Human Microbiome Advanced Project) di Giuliani. Per mantenere in salute i capelli, sulla nostra tavola non possono mancare cereali, pesce, carne e uova, ricche di taurina, ornitina e niacina. E ancora, cavoli, broccoli, spinaci, pomodori, albicocche e agrumi, tutti ricchi di flavonoidi, capaci di stimolare la funzionalità della rete vascolare dei bulbi. Mentre i frutti rossi, il vino rosso e il tè contengono i polifenoli, che sono antiossidanti e proteggono il follicolo. Infine, ci sono l’olio extravergine di oliva, fonte di acido oleico, e la frutta secca, ricchissima di acido linoleico, che agisce come inibitore di un enzima correlato alla caduta dei capelli», conclude Rinaldi.
2. Curare il benessere intestinale: l’intestino è il nostro secondo cervello perché svolge importantissime funzioni. Ecco perché dobbiamo “tenerlo in forma” assumendo probiotici che nutrano il nostro microbiota
3. Terapie galeniche e integratori “spalmabili”: si tratta di farmaci per uso topico preparati dal dermatologo. Sono preparati galenici che il dermatologo indica nella prescrizione per il farmacista che contengono estrone, progesterone e alfa estradiolo. Servono a contrastare la miniaturizzazione dei capelli. Esistono dei prebiotici da spalmare sotto forma di lozione che favoriscono la crescita della flora batterica benefica riequilibrando il microbiota del cuoio capelluto.
4. Il plasma autologo: per trattare alopecia androgenetica e alopecia areata (erroneo attacco dei follicoli piliferi da parte del sistema immunitario centrale. Si manifesta con caduta di capelli in determinate zone della cute che vanno a formare delle macchie di pelle) oggi si può ricorrere a un’innovativa tecnologia in grado di creare PRP autologo (plasma ricco di piastrine ottenuto dal sangue della paziente). Il PRP attiva le cellule dei bulbi piliferi ancora presenti e stimola l’attività delle cellule staminali che aiutano l’ispessimento e la ricrescita dei capelli contenendone la caduta.
5. Terapia ormonale sostitutiva (TOS): soltanto se il ginecologo la consiglia, tale terapia può avere effetti benefici sul benessere dei bulbi e dei capelli. Se però la menopausa avviene in modo naturale di norma il ginecologo non la consiglia.
6. Trapianto di capelli: vi si ricorre solo nei casi più gravi. Oggi è all’avanguardia il trapianto di capelli con robot Artas che garantisce assenza di cicatrici lineari, ricrescita omogenea e un recupero veloce
Ergo, se avete problemi di perdita di capelli, parlatene con il vostro medico, non siete sole.
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